I mercanti di immortalità

Stephen S. Hall

Merchants of Immortality. Chasing the Dream of Human Life Extension

Hougthon Mifflin Company, 2003

pp.439, euro 13,54

Si dice che la specie Homo sapiens abbia la capacità biologica di vivere fino a 120 anni. Come si è arrivati a questa stima? Come pensiamo di poterci avvicinare a questo limite? Riusciremo nell’impresa di superarlo? Chi sono i personaggi principali che hanno fatto la storia in questo ambito scientifico? Sono queste le domande cui rispondono i 18 capitoli di questo massiccio volume. Stephen S. Hall è uno specialista nel genere: a metà tra lo storico e il giornalista, si è già occupato di vicende cruciali della biomedicina contemporanea (ricordiamo “Frontiere invisibili. Ingegneria genetica, la sintesi del primo gene umano”, Milano, 1991), e ancora una volta si affida all’inchiesta per andare a toccare con mano le promesse che ogni giorno affollano le pagine di giornali e riviste.La storia che ci racconta si svolge per oltre quattro decenni. All’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, Leonard Hayflick dimostrò alla comunità scientifica che le cellule umane normali invecchiano. Per essere più precisi, dopo un tot di cicli di divisione, le cellule smettono di duplicarsi, degenerano e alla fine muoiono. Fino ad allora, si pensava che in condizioni favorevoli le cellule fossero immortali, tanto che nel laboratorio del premio Nobel Alexis Carell, si festeggiò per 44 anni il compleanno di una linea cellulare che si spense nel 1946. Ora si sa, anche grazie a Hayflick, che forse Carrel e i suoi collaboratori perpetrarono una lunga frode, o forse solamente coltivarono un lungo errore. Nel 1961 si dimostrò invece che esiste un limite, ora detto limite di Hayflick: un numero di cicli riproduttivi che fa da punto di non ritorno. A partire da questi studi, si sono sviluppate linee di ricerca molto feconde e terribilmente importanti, che hanno esplorato la cellula umana in quasi tutti i suoi aspetti legati al tempo che passa. Le stesse ricerche sulla clonazione e le cellule staminali che suscitano tanti desideri di oscurantismo da un lato e di liberismo dall’altro, possono essere considerate rami dello stesso albero. Servono principalmente a capire quali sono i segnali interni alle cellule che ne controllano lo sviluppo, il differenziamento in tessuti diversi e alla fine la loro morte. Questi progressi vanno verso una meta chiamata medicina rigenerativa: la possibilità di sostituire letteralmente cellule, tessuti e interi organi. In un futuro non si sa quanto lontano, le cellule staminali potrebbero fornire parti di ricambio personalizzate per affrontare ogni tipo di patologia. I risultati in questo campo si scontrano però con gli ostacoli posti dalla politica e dall’economia. I capitoli conclusivi del volume sono proprio dedicati al dibattito in corso negli Stati uniti, che ha visto il presidente repubblicano ed esponente della Destra cristiana prendere una posizione forse molto religiosa ma assai poco condivisa nella comunità scientifica e in larga parte della società, spingendo in favore di una stretta severissima sulle sperimentazioni. Riguardo l’economia, Hall mostra con efficacia come sia ormai indivisibile la ricerca scientifica dalla ricerca del profitto, e che non sempre lo scopo della ricerca coincide con quello della comunità che finanzia e usufruisce di essa. Rimane dunque immutata la domanda: meglio la qualità o la quantità, della vita?