Categorie: Vita

I primi passi di un tetrapode sulla terra

Prima di imparare a camminare sulla terraferma, i vertebrati hanno dovuto fare pratica. I primi tentativi di locomozione terrestre, infatti, sono stati piuttosto deludenti, e l’esempio di Ichthyostega – probabilmente il primo tetrapode a uscire dall’acqua – è emblematico. Sebbene assomigliasse a una grossa salamandra, non camminava affatto come quest’anfibio. Piuttosto, muoveva contemporaneamente gli arti anteriori, per poi sollevare il corpo e trascinarlo in avanti. La suggerisce uno studio pubblicato su Nature dal gruppo di Stephanie Pierce del Royal Veterinary College, in Gran Bretagna, che ha ricostruito in 3D lo scheletro dell’ Ichthyostega, facendolo poi muovere grazie a un software di animazione.

L’Ichthyostega è un tetrapode primitivo vissuto nel Devoniano superiore (cioè circa 365 milioni di anni fa). Ed è un oggetto di studio eccezionale, perché ne sono stati rinvenuti numerosi esemplari completi. Proprio partendo dall’analisi di questi fossili Pierce e colleghi sono arrivati a comprendere come si doveva muovere questo animale. 

Per prima cosa, gli studiosi hanno utilizzato la microtomografia computerizzata per ottenere le scansioni di dozzine di fossili. Lavorando in digitale, hanno quindi separato le ossa dalle rocce circostanti per poi combinarle a formare uno scheletro tridimensionale. A questo punto, servendosi di un software d’animazione, ne hanno simulato il movimento, comparandolo con quello di cinque tetrapodi moderni morfologicamente ed evolutivamente distinti: salamandre, coccodrilli, ornitorinchi, foche e lontre. 

È venuto fuori che l’ Ichthyostega non poteva ruotare gli arti lungo l’asse longitudinale, un movimento indispensabile per una camminata a quattro zampe che si rispetti. In altre parole, i primi tetrapodi terrestri muovevano gli arti solo avanti-indietro e su-giù, avanzando le zampe anteriori (video) in maniera sincrona e utilizzando le posteriori (video) come supporto assieme alla coda. “ Questi tetrapodi primitivi si muovevano in modo simile ai pesci saltafango, usando gli arti anteriori come fossero stampelle per sollevare il corpo e trascinarlo in avanti. Dal momento che si tratta ancora di animali prevalentemente acquatici, questo tipo di movimento aiutava a stabilizzare il corpo durante le prime incursioni terrestri”, conclude Pierce. 

via wired.it

Credit immagine: Julia Molnar

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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