Categorie: SaluteSocietà

Il caro costo della salute in Italia

Chi ha bisogno di una mammografia deve attendere, in media, 14 mesi. Per un elettrocardiogramma ne devono passare 9. Per chi ha la sfortuna di doversi operare di ernia del disco o varici, il tempo di attesa è di 2 anni (parliamo di ospedali pubblici, chiaramente). È uno dei problemi che emergono dal 17° Rapporto Pit Salute “(Sanità) in cerca di cura”, presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. Nel rapporto si segnalano, in particolare, tutte “le difficoltà economiche, i costi crescenti dei servizi sanitari e le difficoltà di accesso” che, addirittura, “spingono i cittadini a rinunciare alle cure e sacrificarela propria salute”. In effetti, raccontano da Cittadinanzattiva, la situazione della sanità pubblica italiana è abbastanza sconfortante. Delle oltre 24mila segnalazioni arrivate nel 2013, quasi un quarto riguarda la difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, determinata da liste d’attesa troppo lunghe, ticket troppo costosi e dall’intramoenia insostenibile (cioè l’attività svolta dai medici in forma privata all’interno di strutture pubbliche).

 

Ecco un po’ di dati. Come dicevamo, per quanto riguarda le difficoltà di accesso ai servizi sanitari il primo posto tra le preoccupazioni dei cittadini è relativo alle liste d’attesa troppo lunghe: a lamentarsi è quasi il 60% di tutti coloro che hanno inviato una segnalazione, ugualmente ripartiti tra esami diagnostici (34,1%), visite specialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%). Il secondo ostacolo è rappresentato dal problema dei ticket, “in forte aumento di più di 20 punti percentuali rispetto al 2012. In questo ambito, quasi la metà (44%) dei cittadini ci ha contattato per  i costi elevati e gli aumenti dei ticket per specialistica e diagnostica, il 34,4% per avere informazioni sull’esenzione, il 12,9% sul perché alcune prestazioni siano erogate a costo pieno e l’8,6% sulla mancata applicazione delll’esenzione”.

Oltre all’accesso ai servizi, il 15,6% dei cittadini ha puntato il dito sulla situazione dell’assistenza territoriale, in particolare quella ricevuta da medici di base pediatri di libera scelta. Molti sono quelli che hanno lamentato, per esempio, di sentirsi negare troppo spesso una visita a domicilio o il rilascio di una prescrizione. La terza voce (15,5% delle segnalazioni) riguarda la presunta cattiva pratica da parte dei medici (fino a pochi anni fa era al primo posto): “Pesano ancora in modo preponderante i presunti errori terapeutici e diagnostici, le cattive condizioni delle strutture, le disattenzioni del personale sanitario e le infezioni nosocomiali e da sangue infetto”, in particolar modo nelle aree ortopediche, di chirurgia generale e oncologiche.

Infine, le segnalazioni sull’assistenza ospedaliera, che passano dal 9,9% del 2012 al 13,1% del 2013 e riguardano soprattutto l’area dell’emergenza-urgenza e, anche in questo caso, l’eccessiva attesa per l’accesso alla prestazione. Secondo Cittadinanzattiva, le segnalazioni risentono pesantemente dei “tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni, con politiche sia nazionali che locali che sono andate nella medesima direzione, assottigliando sempre più l’offerta e le garanzie ed esponendo i cittadini a rischi maggiori in termini di mancata presa in carico”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Alex Proimos/Flickr CC

 

 

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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