Non avete mai preso lezioni di danza eppure, se vi piace assistere alle performance dei ballerini, sappiate che i vostri muscoli, nel frattempo, si preparano per il palco. Cioè si allenano a danzare per imitazione e, per di più, in modo altamente specializzato: si esercitano diversamente se si parla di danza classica o di una movimentata danza indiana, per fare un esempio. A dimostrazione di come l’esperienza visiva funzioni davvero, o quasi, come un insegnamento. È quanto suggerisce un gruppo di ricercatori guidati da Corinne Jola della University of Surrey (Regno Unito) in uno studio pubblicato su Plos One.
L’idea alla base della ricerca era far luce sui meccanismi di funzionamento del sistema specchio (quel processo per cui la visione di un’azione determina, nello spettatore, l’attivazione degli stessi neuroni deputati alla sua esecuzione) durante l’osservazione di comportamenti complessi. Come le arti coreutiche, appunto. Per questo gli scienziati hanno fatto ben attenzione a non arruolare ballerini tra i partecipanti allo studio.
I 29 volontari sono stati divisi in tre gruppi: alcuni erano appassionati di danza classica, altri erano habituè di spettacoli di danza indiana (più coinvolgente e movimentata) e altri ancora spettatori naïf (il gruppo di controllo).
Per valutare l’effetto dell’esperienza visiva, gli scienziati hanno analizzato nei partecipanti quella che viene chiamata eccitabilità corticospinale, cioè una misura di quanto i neuroni responsabili di un particolare movimento siano pronti a eseguirlo – quanto in sostanza siano già in allerta. Ma in che modo si ottiene? Il metodo è abbastanza semplice, basta controllare quanto sia forte il collegamento tra i neuroni a livello della corteccia motoria e il muscolo che dovrebbero muovere: si fanno scaricare artificiosamente le cellule nervose a monte e si misura quanto forte il segnale arrivi a valle. Per attivare i neuroni cerebrali, quindi, i ricercatori hanno usato la stimolazione magnetica transcranica (Tms), un apparecchio che in modo indolore li fa scaricare applicando un campo magnetico in prossimità del cuoio capelluto. Per la misura sul muscolo, invece, bastavano dei semplici elettrodi (che registrano i cosiddetti potenziali evocati motori). Più questi potenziali sono forti, più il segnale trasmesso sarà stato potente in origine.
I neuroscienziati hanno così misurato l’eccitabilità corticospinale di due distretti muscolari (le mani e le braccia) dei partecipanti, mentre osservavano per cinque minuti tre diverse situazioni rappresentate dal vivo: una danza indiana (in cui si muovono molto le mani), un balletto classico (durante il quale sono le braccia a farla da padrone) e un monologo recitato (condizione di controllo). In questo modo potevano capire quanto quei neuroni e quei muscoli fossero allenati e pronti a rispondere a determinati stimoli.
Cosa hanno ottenuto i ricercatori? Hanno dimostrato che osservare un ballo familiare causa una simulazione motoria (cioè aumenta l’ eccitabilità corticospinale) e in maniera specifica: l’attivazione è maggiore per le braccia quando gli appassionati di danza classica osservano i loro balletti preferiti, rispetto a quando assistono a quelli indiani (e viceversa per le mani). Non c’era alcun effetto, invece, per la recitazione.
Il fenomeno sembrerebbe influenzato anche dall’ empatia. Come spiegano i ricercatori, infatti, negli spettatori di danza indiana più partecipi, l’attivazione del sistema motorio era maggiore di quelli meno empatici. A dimostrazione di come il sistema specchio funzioni sia per riflesso sia per la tendenza delle persone a calarsi nei panni altrui. In una parola, a imitare.
via wired.it
Credit Immagine a Denis Cintra / Flickr
Si sa che il semplice ascolto della musica produce l’attivazione della corteccia motoria anche in ascoltatori immobilizzati. Sarebbe interessante sapere se le danze erano eseguite in silenzio o erano accompagnate da musica.