Il cervello diviso dalla lingua

Quanto sia difficile imparare una seconda lingua, è una esperienza che in molti hanno sperimentato. Guardando non senza invidia quei bambini che sin da piccoli sono stati abituati ad ascoltare e a comprendere, oltre alla lingua madre (nel vero senso della parola, cioè la lingua della loro madre), anche un’altra lingua. E che dunque non hanno alcuna difficoltà nel passare dall’inglese al francese, dal turco al croato e così via.

Ora alcuni neurologi americani, Karl H. Kim, Norman R. Relkin, Kyoung-Min Lee e Joy Hirsch, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York e della Cornell University, hanno scoperto il perché. Studiando che cosa accade in quelle aree cerebrali che sovrintendono alla facoltà di parlare e comprendere il linguaggio: l’area di Broca, che si trova nel lobo frontale, e l’area di Wernicke, posta nella regione temporale.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), una tecnica che consente di visualizzare l’attività delle diverse regioni del cervello, i ricercatori hanno scoperto che esistono delle precise relazioni spaziali tra le aree interessate alla produzione e comprensione del linguaggio.

“Abbiamo applicato la risonanza magnetica a due gruppi di persone”, spiega a Galileo Joy Hirsch, direttore del Functional MRI Laboratory del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center. “Del primo gruppo facevano parte sei bilingui “precoci”, coloro cioè che avevano imparato due lingue contemporaneamente nella prima infanzia. Il secondo gruppo era invece composto da sei bilingui “tardivi”, cioè che avevano appreso una seconda lingua nell’età adulta”.

I ricercatori hanno dunque chiesto ai partecipanti all’esperimento di compiere alcuni esercizi di conversazione e comprensione nelle due lingue. Contemporaneamente, hanno osservato sullo schermo del computer quali regioni, all’interno dell’area di Broca, venissero attivate durante l’esecuzione degli esercizi. Ed ecco la scoperta dei neurologi: nei bilingui precoci la distanza tra le due regioni cerebrali che si attivano quando l’individuo usa una delle due lingue è estremamente ridotta, poco più di un millimetro. Nelle persone che imparano una seconda lingua da adulti, invece, le regioni attivate sono più lontane, e la distanza tra i centri raggiunge i 7-8 millimetri. Gli stessi risultati non si ottengono però osservando l’altra regione del cervello responsabile della facoltà del linguaggio, l’area di Wernicke. In entrambi i gruppi, infatti, la distanza tra le due regioni appariva minima.

In sostanza, spiega dunque Hirsch, ”è come se nei bilingui precoci una sola regione sovrintendesse alla produzione di entrambe le lingue, mentre nei bilingui tardivi questo compito fosse svolto da due regioni differenti”. E questa separazione anatomica delle due lingue nell’area di Broca, scrivono i ricercatori americani su Nature, indica che l’età di apprendimento di una seconda lingua è un fattore determinante nell’organizzazione funzionale del cervello umano.

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