Il gesso su Marte conferma l’acqua

La possibilità che un tempo nel sottosuolo di Marte scorresse acqua è sempre più una certezza. Il rover Nasa Opportunity, sbarcato sul suolo marziano nel 2004 per raccogliere informazioni sulla natura del Pianeta Rosso, ha scovato una vena brillante di gesso, un minerale che non può essersi formato senza la presenza d’acqua. E questa volta non si parla di acqua acida come quella che avrebbe promosso la formazione di un altro minerale precedentemente trovato su Marte, la jarosite, bensì di acqua neutra, quindi favorevole alla vita. “E’ il tipo di scoperta che fa saltare i geologi sulla sedia”, ha ironizzato Steve Squyres della Cornell University (Usa), uno dei ricercatori coinvolti nel progetto Opportunity, durante un intervento all’American Geophysical Union meeting lo scorso 7 dicembre: “E’ un ritrovamento che dimostra che in passato su Marte l’acqua fluiva sottoterra entro fratture della roccia”, ha aggiunto il ricercatore.

La vena di gesso, scoperta agli inizi di novembre in un’area pianeggiante vicino al cratere Endeavour e soprannominata dai ricercatori Nasa Homestake, è larga circa 2 centimetri, lunga quasi 50 e sporge leggermente al di fuori della roccia in cui è intrappolata. Dalle analisi effettuate con il Microscopic Imager e lo spettrometro Alpha Particle X-ray montati sulle braccia del Rover e dalle immagini raccolte con la Panoramic Camera, è venuto fuori che la vena è piena di solfato di calcio puro. Questo sale può esistere in varie forme a seconda di quanta acqua è intrappolata nel reticolo cristallino. I dati raccolti grazie ai filtri della camera montata su Opportunity suggeriscono che si tratti proprio di gesso, un solfato di calcio idrato.

In realtà, la presenza di questo minerale era già stata rilevata nella parte settentrionale di Marte: dune bianche formatesi grazie all’azione del vento che deve aver trasportato il gesso per lunghe distanze. “Non sappiamo da dove venga il gesso presente nella parte nord del pianeta rosso”, ha dichiarato un altro ricercatore del progetto Opportunity, Benton Clark dello Space Science Institute (Usa), “ma nel caso di Homestake il minerale è proprio là dove si è formato e sarà importante capire se esistono altri depositi di questo tipo su Marte”. Secondo i ricercatori, probabilmente il gesso si è formato grazie all’azione dell’acqua che ha disciolto il calcio delle rocce vulcaniche. Il calcio, poi, si è unito allo zolfo dilavato dal substrato o portato dai gas dei vulcani. In questo modo, si è arrivati al solfato di calcio depositatosi nelle fratture.

La cosa straordinaria, come sottolineano i ricercatori, è che questo minerale si è formato in condizioni più neutre di quelle prettamente acide che hanno favorito altri depositi di zolfo precedentemente scoperti su Marte. “Il gesso si è formato in un tipo di ambiente acquatico diverso, più adatto a ospitare la vita”, ha spiegato Clark. Ecco perché la scoperta eccita molto la Nasa: la presenza di acqua a pH neutro è una garanzia per la vita, la prova che un tempo il pianeta poteva essere abitato.

Via: Wired.it

Credits immagine:NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU

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