Il nonno degli eurasiatici

Due crani e pochi utensili rozzamente lavorati. Sono questi i reperti fossili che un’équipe internazionale di ricercatori ha trovato nella zona di Dmanisi, in Georgia. Quanto basta per procedere alle analisi paleomagnetiche che ne hanno confermato la datazione: un milione e settecentomila anni fa. I resti umani rinvenuti mostrano somiglianze con la specie Homo erectus, asiatica, ma soprattutto con quella del comune progenitore africano Homo ergaster. Anticipando, quindi, di molto la datazione della prima diffusione umana dall’Africa verso l’Asia e, forse, verso l’Europa.

Lo studio, pubblicato questa settimana sulla prestigiosa rivista Science, apre dunque un nuovo capitolo nella storia della specie umana eurasiatica, sulla cui origine fino ad oggi si era molto discusso. Si supponeva infatti che Homo erectus risalisse a epoche molto antiche, ma non era stato ancora possibile definire con precisione quanto. Il ritrovamento di questi reperti fossili scioglie, adesso, molte incertezze sulle origini dei nostri progenitori.

Secondo Giorgio Manzi, segretario generale dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana e docente all’Università di Roma, questa scoperta “in primo luogo conferma l’ipotesi che l’originaria diffusione extra-africana degli ominidi sia avvenuta in epoche molto antiche, prossime a circa 2 milioni di anni fa. Si avevano già elementi per ipotizzarlo, ma mancavano delle prove inequivocabili. Il ritrovamento di questi crani favorisce l’interpretazione di coloro che, nell’ultimo decennio, avevano pensato a una diffusione pre-acheuleana, ossia precedente a quegli sviluppi tecnologici che armarono gli ominidi di utensili più raffinati”.

Ma al di là delle conferme in merito alle datazioni storiche, questo ritrovamento ha anche una grande importanza filogenetica, perché l’uomo di Dmanisi rappresenta proprio l’anello evolutivo tra la specie africana e quella asiatica. “Stiamo parlando di due crani integri (o quasi)”, spiega Manzi, “che richiamano fortemente il tipo umano noto ormai agli specialisti come Homo ergaster, la forma africana arcaica. Ma richiamano, per certi versi, anche Astralopiteco, e ciò potrebbe indicare che questi ominidi siano arrivati nelle regione meridionale del Caucaso anche prima della data che questi fossili dimostrano. Inoltre mi sembra che vi siano elementi per dire che questi fossili rappresentano un ponte morfologico con l’umanità che poi troveremo in Asia, e che va sotto la denominazione scientifica di Homo erectus”.

La rudimentalità degli strumenti di cui questi ominidi erano in possesso spinge inoltre a fare nuove ipotesi sulle ragioni che li hanno indotti a migrare al di fuori dell’Africa. Come mai un uomo in possesso di così pochi strumenti, e quindi così poco equipaggiato contro le avversità, si sarebbe spinto al di fuori dei propri confini? Secondo Susan Antón, della University of Florida di Gainesville, partner americano dell’équipe di ricerca, il motore primario dello spostamento è da individuare nelle necessità alimentari: “In quel periodo, in Africa, la savana si andava espandendo e aumentava la disponibilità di proteine animali”. Homo ergaster si sarebbe dunque spostato seguendo la disponibilità di cibo. Secondo Giorgio Manzi, “la comparsa del genere Homo, e in particolare di Homo ergaster, segna un notevole cambiamento morfologico, ma anche biologico, tra gli ominidi. Rappresenta una forma ormai umana, che ha grandi possibilità di adattamento ecologico e di diffusione geografica”.

L’ipotesi che questi primi ominidi si siano diretti contemporaneamente verso l’Asia e verso l’Europa è pero ancora dubbia e Giorgio Manzi tende a distinguere i due momenti storici: “Non credo in uno spostamento dall’Africa all’Europa in questa fase, quanto piuttosto a un asse di spostamento tra l’Africa e le regioni meridionali dell’Asia, fino all’isola di Giava e alla Cina. Le condizioni climatiche in Europa potevano rappresentare un ostacolo per questi ominidi. Il fatto che li troviamo ora alle porte dell’Europa non implica necessariamente che le abbiano varcate”. Dunque il popolamento dell’Europa sarebbe avvenuto solo in un secondo momento.

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