Categorie: SpazioTecnologia

La Virgin Galactic presenta il nuovo velivolo sub orbitale

Sono passati più di 15 mesi dall’incidente della Space Ship Two Enterprise, la tragedia che il 31 ottobre del 2014 ha causato la morte di un pilota e lasciato Virgin Galactic senza veicoli con cui inaugurare la sua nuova era del turismo spaziale (o meglio, sub orbitale). Oggi però l’azienda di Sir Richard Branson sembra di nuovo in sella: lo scorso 19 febbraio infatti la Virgin Galactic ha presentato ufficialmente Unity, secondo veicolo della serie Space Ship Two, con cui potranno riprendere collaudi e voli di prova, in vista della fatidica, e più volte rimandata, inaugurazione con il primo equipaggio pagante.

Al momento dell’incidente dell’Enterprise la costruzione della Unity era già iniziata, ma il veicolo, che avrebbe dovuto rappresentare un’aggiunta per la flotta della Virgin, era pronto circa al 65%. Trovandosi senza arei sub orbitali con cui continuare i collaudi, gli ingegneri della Spaceship Co. (azienda che costruisce i veicoli della Virgin Galactic) hanno dovuto accelerare i tempi, cercando al contempo di assicurarsi che l’incidente che ha distrutto il primo modello non possa ripetersi anche in futuro.

L’indagine avviata dallo Us National Transportation Safety Board ha concluso infatti che all’origine della tragedia c’è un errore umano, causato però, almeno in parte, dal cattivo design dell’aereo. Michael Alsbury, il copilota deceduto nell’incidente, avrebbe infatti azionato con troppo anticipo gli alettoni progettati per rallentare il velivolo nella fase di rientro nell’atmosfera, provocando l’esplosione che ha poi distrutto l’Enterprise.

Secondo gli investigatori del National Transportation Safety Board parte della colpa sarebbe da attribuire però anche agli ingegneri della Scaled Composites, ditta che ha costruito il primo veicolo, che non avrebbero previsto sistemi in grado di proteggere l’aereo da un semplice, e unico, errore da parte dei piloti.

Unity, assicurano oggi dalla Virgin Galactic, è stato munito però di sistemi di controllo automatici che impediranno il ripetersi di un simile incidente. Nei prossimi mesi quindi dovrebbero iniziare i voli di prova del velivolo, ma servirà tempo prima di pensare all’inaugurazione ufficiale. “Di certo il nostro veicolo rimarrà a terra ancora per un bel po’, per permetterci di eseguire test a larga scala sul sistema elettrico e sulle parti mobili”, si legge in uno statement rilasciato dalla compagnia. “Sappiamo già che questi sistemi funzionano individualmente, ma non si può dare per scontato che funzionino anche insieme: vanno testati e verificati, cosa che faremo il più rapidamente possibile, ma senza cercare scorciatoie”.

Finite queste verifiche, inizieranno quindi i voli captive-carry (in cattività), in cui la Unity viaggerà attaccata al vettore White Knight Two. Completata questa fase sarà quindi tempo di sperimentare il sistema di pilotaggio della Unity con dei glide flights a motore spento, per poi procedere in fine al test del sistema di propulsione nel corso di voli normali. Al momento dell’incidente, l’Enterprise aveva già svolto più di 50 voli di prova e si trovava nel bel mezzo del suo quarto rientro con i motori, e servirà quindi ancora un bel po’ di tempo prima di vedere i primi passeggeri mettere piede sul veicolo della Virgin Galactic.

via Wired.it

Credits immagine: Virgin Galactic

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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