L’iraniana Shirin Ebadi, impegnata nella difesa dei diritti umani, ha ricevuto oggi il Nobel per la pace 2003. Avvocato, giudice e scrittrice, è stata soprattutto premiata per il suo impegno nella promozione della democrazia e nella difesa delle condizioni di donne e bambini. Il comitato norvegese l’ha preferita ad altri 164 candidati, tra i quali Giovanni Paolo II, il favorito dai pronostici. Ebadi, 56 anni – già primo magistrato donna in Iran, fino a quando la rivoluzione islamica del 1979 la costrinse a dimettersi – è l’undicesima donna a vincere il Nobel per la pace. I “Nobel watcher”, gli esperti del premio e delle sue dinamiche, dicono che il riconoscimento intende probabilmente ispirare riforme democratiche nell’Islam e in tutti i paesi dove combattere per i diritti umani ha bisogno di sostegno. “Una scelta”, continuano gli osservatori, “che evidenzia come il comitato per il Nobel stia cercando di dare spazio ai moderati nel mondo musulmano sin dagli attentati dell’11 settembre 2001, per evitare conflitti tra le religioni dopo l’invasione dell’Afghanistan e la guerra in Iraq, entrambe guidate dagli Usa”. Raggiunta telefonicamente a Parigi dalla tv norvegese, Ebadi – alla quale sarà consegnato ad Oslo il 10 dicembre prossimo il premio 10 milioni di corone, pari circa a 1 milione e mezzo di euro – ha dichiarato di essere “molto felice e orgogliosa” e che la vittoria “è un bene per la democrazia e per i diritti umani in Iran, specialmente per quelli dei bambini”. (r.m.)