Il riscatto della zanzara

Le zanzare che trasmettono la malaria veicolano anche altri microrganismi. Per esempio batteri che, opportunamente modificati, possono contribuire ad arrestare la malattia. Una scoperta fatta da tre gruppi di ricerca delle università di Camerino e di Milano che, in futuro, potrebbe essere fondamentale per la messa a punto di una strategia da integrare a quelle adottate finora.

Sebbene pesticidi, insetticidi e zanzariere si siano rivelati sistemi abbastanza efficaci nel rallentare la diffusione della malattia, non sono comunque sufficienti ad eradicarla.

Il responsabile della malaria è un protozoo del genere Plasmodium ed è veicolato solamente dalle femmine di zanzara Anopheles, che lo trasmettono all’essere umano tramite puntura. Ma le zanzare ospitano ovviamente anche altri microrganismi. E, tra questi, il batterio Asaia potrebbe rivelarsi molto importante.

Finora si pensava che il batterio si trasmettesse solo per sessuale durante gli accoppiamenti degli insetti. Ma i ricercatori, coordinati da Guido Favia, Claudio Bandi e Daniele Daffonchio, hanno ora scoperto che questo batterio viene anche “passato in eredità” alla prole per via paterna. Utilizzando tecniche biomolecolari, gli scienziati sono infatti riusciti a colorare i microrganismi e seguirne il percorso dai padre ai figli.

La scoperta, riportata su Current Biology, è rilevante perché la trasmissione di microrganismi per via “verticale”, rara negli insetti, era sconosciuta nelle zanzare. Ma soprattutto perché può avere un’importante ricaduta sul controllo della malaria: inserire nel batterio farmaci o fattori con attività anti-plasmodio, per poi rilasciare i maschi di zanzara contenenti questo “batterio anti-plasmodio” nelle zone più a rischio, potrebbe rivelarsi una strategia efficace per il controllo della malattia. (i.n.)

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