Il ritorno del Settecento

E’ indubbiamente il secolo più ostico da rendere fruibile al visitatore di oggi, quello che l’esposizione allestita nei Saloni Monumentali e nell’Appartamento Barbo del Palazzo di Venezia prova ad avvicinare al grande pubblico. È stata questa la sfida raccolta ormai oltre tre anni fa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano che ha organizzato la mostra che finalmente ha aperto i battenti e che si preannunciava da tempo come uno degli eventi di questa fine 2005. Il grande merito degli organizzatori è quello di aver portato a Roma opere nate qui ma in alcuni casi mai tornate nella città che li ispirò: un totale di circa 230 pezzi tra dipinti, sculture, disegni, terrecotte, ecc., che testimoniano il gusto di un’epoca che grazie anche al Grand Tour ha segnato un importante momento di quell’europeizzazione di cui negli ultimi anni si fa un gran parlare. Tra i capolavori “esteri” le due splendide tele di Pannini, Veduta di Roma Antica e Veduta di Roma Moderna, del Metropolitan Museum di New York, che immortalano due ideali collezioni da intendere come il sogno di ogni grande collezionista dell’epoca, capaci di riunire le grandi opere classiche presenti a Roma e quelle della nuova Roma barocca e tardobarocca; la Rappresentazione al teatro Argentina dello stesso autore, dal Louvre; il marmo di Pacetti con Napoleone che risveglia l’Italia, conservato a Fontainebleau.Lungo il percorso è poi possibile imbattersi nelle opere figlie del gusto francese e poi di quello orientale, dell’amore per l’antico, nelle vedute della città e nei disegni per le grandi architetture, nei ritratti di illustri artisti come Giovan Battista Piranesi, Gavin Hamilton, Anton Raphael Mengs, Johann Joachim Winckelmann, Angelica Kaufmann, tra i più grandi protagonisti del secolo, o in quelli che immortalano altri personaggi di spicco che vanno dal pontefice Clemente XII, scolpito da Bouchardon, al cantante lirico Carlo Broschi, meglio noto col nome di Farinelli, dipinto da Corrado Giaquinto.Tra le opere sacre segnaliamo da un lato il fantastico dipinto per S. Maria in Aracoeli di Benefial raffigurante Santa Margherita che ritrova l’amante morto, capolavoro che tanto deve al teatro, dall’altro la magnifica Maddalena di Antonio Canova. L’allestimento è uno dei punti di forza dell’esposizione: pannelli colori pastello che per una volta (era ora!) non obliterano completamente i saloni che ospitano la mostra, dimostrando come non sia necessario ricorrere a scenografie futuristiche o, peggio ancora, televisive, per ottenere un buon risultato, sobrio e che non si sovrapponga alle opere stesse.

Chiudiamo con qualche appunto, a partire da una locandina che volendo rendere quotidiano il Settecento rischia di rendere ridicola un’esposizione che non meriterebbe di essere svilita da un’immagine che nemmeno un certo humour inglese potrebbe giustificare. Altro grave errore di valutazione la chiusura della loggia quattrocentesca di Palazzo Venezia che per far posto a eventi mondani è stata coperta con pannelli che l’hanno trasformata, si spera per il minor tempo possibile, in una sorta di serra o di capannone industriale! Tra l’altro, sembra nessuno se ne sia accorto, l’intervento elimina la possibilità di gettare uno sguardo sul cortile di un edificio che proprio nel Settecento visse un importante momento della sua storia, quando era abitato dagli ambasciatori veneti, uno dei quali tra l’altro commissionò la bella fontana che raffigura la personificazione di Venezia che sposa il mare, solitamente visibile proprio dalla loggia.

IL SETTECENTO A ROMA
Roma, Palazzo VeneziaFino al 26 febbraio 2005Ingresso: € 8,00 intero; € 6,00 ridotto; € 3,50 ridotto speciale scuole Info e prenotazioni per visite guidate: 06.82077304Catalogo Silvana EditorialeSito: www.ilsettecentoaroma.it

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