Il successo è scritto nell’ovocita

Migliorare le chances di ottenere una gravidanza con le tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma). Puntando sull’ovocita. È questa la strada che si apre grazie ai risultati di uno studio
pubblicato qualche settimana fa su Human Reproduction che verrà discusso durante il Congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, a Barcellona dal 6 al 9 luglio prossimo. La scommessa è quella di realizzare un test predittivo che possa aiutare a selezionare gli ovociti, permettendo dunque ai medici non solo di scegliere l’embrione migliore da reimpiantare in utero, ma ancor prima, gli ovuli con maggiori possibilità di essere fecondati in vitro. Questo sarebbe possibile grazie all’individuazione di alcuni biomarcatori, le G-CSF, presenti nel liquido follicolare, aspirato durante il prelievo degli ovociti. L’osservazione, avvalorata da una interessante correlazione statistica, permetterebbe di superare gli attuali limiti della mera valutazione morfologica degli ovociti. E potrebbe aprire sviluppi applicativi importanti nei laboratori dei centri di fecondazione assistita europei, come ci conferma in questa intervista una delle due autrici dello studio, l’immunologa italo-francese, Marie Pierre Piccinni, dell’Università di Firenze, che da anni fa parte del network di eccellenza europeo Embic (European Network of Excellence on Embryo Implantation Control ).

Dottoressa Piccinni, in cosa consiste la vostra ricerca?

Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di un centro di fecondazione assistita. La mia partner è stata  la ginecologa francese Nathalie Lédée, dell’ospedale di Poissy. La nostra ipotesi, poi confermata, era che il liquido follicolare che si può aspirare insieme agli ovociti al momento del prelievo ovocitario fosse prezioso per valutare la concentrazione di alcuni fattori di crescita cellulare dei globuli bianchi, le citochine. La nostra osservazione si basa su 132 ovociti di 71 donne che si erano sottoposte a un programma di fecondazione in vitro.

E cosa avete evidenziato?

La scoperta, che ha già il suo brevetto, ripropone al centro dell’osservazione le citochine, ovvero le cellule preposte alla tolleranza immunitaria, alla base dei meccanismi di riproduzione umana. Si tratta di veri e propri fattori di crescita cellulare, che stimolano la produzione dei globuli bianchi. Secondo noi potevano rappresentare dei marcatori di qualità, e ne abbiamo individuati 28 tipi. Dopodiché abbiamo studiato la loro concentrazione e la correlazione tra questa e l’esito del concepimento. Secondo noi la potenzialità di un ovocita di fecondarsi dipende dall’attitudine a una tolleranza del sistema immunitario. La stessa adeguatezza immunitaria che permetterà all’embrione di impiantarsi in utero. E il dialogo tra l’embrione e l’utero avverrebbe prima del suo contatto con la mucosa uterina.

Qual è allora la relazione tra la concentrazione delle citochine e l’esito di una gravidanza?

Passando da 20 a 24 pg/ml, di concentrazione, la percentuale di successo della gravidanza si modifica dal 6 al 15 per cento, raggiungendo quota 44 per cento quando la concentrazione è superiore ai 24pg/ml.

A chi gioverebbe il test?

Soprattutto alle donne meno giovani, le over 35. Infatti, lo studio ha confermato un’altra affermazione ben nota: l’incidenza dell’età della donna sul buon esito della gravidanza. L’evidenza è che per le donne vicine ai quarant’anni, o per quelle con una bassa risposta alla stimolazione ormonale, le citochine diminuiscono sensibilmente. Per questo gruppo, il nostro test aiuterà a selezionare la cellula uovo migliore e a ottenere così, con molta probabilità, quell’unico embrione  capace di svilupparsi e di impiantarsi. L’altro effetto importante sarà la prevenzione del rischio delle gravidanze multiple.

Quanto costa oggi il test?

Qualche migliaio di euro per singolo ovocita. E questo non ne consente, al momento, un ampio utilizzo. Tuttavia, la tappa successiva del progetto sarà abbattere i costi semplificando il test, perché tutti possano usufruirne. È già in cantiere l’ulteriore verifica dei risultati, attraverso uno studio multicentrico, che coinvolga i migliori centri di fecondazione assistita d’Europa.

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