Categorie: Salute

Il tallone d’Achille dell’Hiv

Un altro passo avanti nella messa a punto di un vaccino contro l’Hiv-1 è stato compiuto da un team internazionale di ricercatori, tra cui diversi italiani, riuniti nel progetto Chavi (Center for Hiv/Aids Vaccine Immunology) dei National Institutes of Health statunitensi. Alla base dello studio, pubblicato su Science, sono tre diverse varianti geniche scoperte nel Dna di persone infettate dal virus. Varianti che avrebbero permesso ai pazienti di tenere a bada l’infezione e ritardare l’insorgere della malattia conclamata.

Gli stadi iniziali dell’infezione da Hiv prevedono prima una fase di proliferazione attiva del virus, che può essere rintracciato nel sangue del paziente, seguito da una fase latente e spesso asintomatica in cui il virus si annida all’interno dei linfociti. Durante questo periodo di latenza, ogni paziente presenta una risposta immunitaria diversa, a cui corrisponde un diverso livello di carica virale riscontrabile nel sangue.  Per capire i meccanismi molecolari alla base di questa diversità, i ricercatori hanno utilizzato per la prima volta nel campo delle malattie infettive un approccio di tipo genomico. Essi hanno cioè analizzato il genoma di un gruppo 486 pazienti, accuratamente selezionato tra oltre 30 mila provenienti dall’Europa e dall’Australia, allo scopo di individuare quali differenze genetiche fossero responsabili di un miglior controllo della proliferazione del virus.

Dallo studio sono emerse tre varianti, detti polimorfismi, di geni chiave per il sistema immunitario. Due di queste sono relative ai geni Hla-A e Hla-B, che vengono normalmente “spenti” dal virus Hiv-1 deprimendo l’intero sistema immunitario, e che fanno parte del sistema Hla (antigene leucocitario umano), deputato al riconoscimento delle molecole estranee. Il terzo polimorfismo si trova invece sul gene Hla-C, che controlla l’espressione dei primi due, ma che non viene silenziato da Hiv-1, permettendo così in cui in alcuni individui il controllo della proliferazione virale. Una sorta di “tallone d’Achille dell’Hiv” che, secondo i ricercatori, potrebbe essere stimolato in modo controllato, cioè con un vaccino, per  indurre una risposta immunitaria.

(a.p.)

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