Il vaccino che non teme il caldo

Vaccini che non hanno bisogno di essere refrigerati, quindi più adatti all’uso nei Paesi in via di sviluppo. È la speranza giunge da una nuova tecnologia, sviluppata dalla Cambridge Biostability, nel Regno Unito, e in fase di sperimentazione. Nei Paesi in via di sviluppo, mantenere i vaccini allo stato liquido può essere complicato: circa la metà di essi viene sprecata ogni anno a causa dell’esposizione a temperature estreme e due milioni di bambini muoiono per malattie che si possono prevenire con un vaccino. La nuova tecnica, invece, si basa sull’anidrobiosi, un processo che permette alle cellule di sopravvivere allo stato secco e di riattivarsi una volta che il vaccino è iniettato nel corpo. Una vera rivoluzione, insomma, per i programmi internazionali di vaccinazione che così potrebbero proteggere più di dieci milioni di bambini. La tecnologia può essere usata per qualsiasi vaccino, come quelli contro l’epatite B, la meningite, la pertosse, la difterite, il morbillo. Ma si dovrà attendere ancora cinque anni prima di avere sul mercato un vaccino del genere. (r.p.)

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