Immigrati: convivenza made in Trentino

Sono giovani, clandestini, di religione musulmana e inclini a commettere reati. Fanno per lo più lavori umili, come il muratore, il contadino, il cameriere o la collaboratrice domestica. E ancora, non riescono a integrarsi nella nostra comunità, restano ai margini e sono tanti, troppi. Ecco l’identikit degli immigrati visti con gli occhi dei cittadini italiani. Un mix di luoghi comuni e pregiudizi che nasce da una scarsa conoscenza delle culture dei migranti e che è alimentato ogni giorno dai messaggi lanciati dai mass media. Per colmare il divario che separa italiani e immigrati in Trentino, terra di confine e di incrocio tra culture, è stato avviato un Piano di convivenza che sta diventando un modello per le altre realtà territoriali: servizi di ascolto, informazione e sensibilizzazione che sono riusciti a far cadere la diffidenza nei confronti degli stranieri e a proporre relazioni positive con gli abitanti del luogo. L’esperienza trentina è stata al centro del convegno “Il mondo in casa: immigrazione e media” (30 marzo-2 aprile) promosso dalla provincia autonoma di Trento, dal Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione della provincia di Trento), dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi). 

Il Piano di convivenza è stato adottato dalla giunta provinciale di Trento nel 2009 e si sviluppa in vari ambiti. “Non significa solo assistenza; oggi gli stessi immigrati, che sono poi i nuovi trentini, partecipano attivamente, anche con le loro associazioni, alla vita sociale della comunità: donano il sangue, supportano le politiche a difesa della nostra agricoltura e così via”, ha spiegato durante il convegno Lia Giovanazzi Beltrami, assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza. L’attuazione pratica del piano è affidata al Cinformi. Ecco di cosa si tratta: presso la sede di Trento e attraverso 10 sportelli sul territorio provinciale, gli operatori svolgono attività di informazione ai cittadini immigrati per colmare la differenza di conoscenza con la comunità autoctona. Sono attivi anche sportelli informativi per i servizi di cura alla persona presso le famiglie trentine, per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di abitazioni e per offrire servizio di ascolto e approccio al disagio psico-sociale rivolto a persone immigrate. Un intervento su più fronti che prevede anche, in collaborazione con altri enti e istituzioni, la gestione di posti letto per persone in situazione di disagio, un progetto per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, e uno contro la tratta di esseri umani. Oltre a questo, il Cinformi svolge attività di studio e ricerca sul fenomeno migratorio in Trentino e punta molto sulla comunicazione, soprattutto online, per fornire agli italiani una corretta immagine delle etnie presenti sul territorio.

Tra i vari progetti realizzati, per esempio, c’è la produzione di due film, diretti dall’afghano Razi Mohebi, uno sul tema della ricerca della casa da parte degli stranieri (Reame del nulla) e l’altro sul rapporto immigrati-mondo del lavoro (Gridami). Nei due lavori, Mohebi riprende il problema del linguaggio: “Non è un fatto solo legato ai media ma coinvolge in profondità l’intera società, visto che oggi mancano coscienza sociale e dialogo”, ha spiegato il regista.

Questo tipo di esperienze è utile per abbattere il muro di paura che esiste tra stranieri e italiani, complice anche una errata rappresentazione dei migranti fornita dai mass media, come hanno spiegato gli esperti presenti al convegno. La Carta di Roma, adottata dall’Ordine nel 2008, invita a usare parole adeguate, a non creare allarmi ingiustificati e a dare spazio anche alle notizie positive legate all’immigrazione. Ma questo non sempre avviene. Secondo un’indagine del 2009 dell’Osservatorio sulla Carta di Roma, solo il 9 per cento delle notizie sui migranti date dai Tg non hanno a che fare con la cronaca nera o con gli aspetti problematici dell’immigrazione. Anche una ricerca del Censis, che ha riguardato la programmazione televisiva di sei reti nazionali per sei settimane nel corso di due anni, ha messo in evidenza l’immagine ghettizzata degli immigrati all’interno della cronaca: l’argomento più trattato nel primo anno di analisi era stato la criminalità-illegalità (56,7%), nel secondo anno la clandestinità (61,9%). Di conseguenza, quella che arriva nelle case degli italiani è un’immagine distorta degli immigrati. È necessaria quindi una riflessione nel settore, e qualche cambiamento già si avverte: l’Ordine comincia a registrare casi, spesso segnalati da giornalisti stranieri residenti in Italia, di palesi violazioni del suo dettato. 

Mentre i mass media si impegnano a fare la loro parte, il Piano di convivenza trentino è arrivato anche in Abruzzo, dove sono state allestite strutture e servizi per rispondere efficacemente al fenomeno migratorio nelle aree colpite dal sisma. A L’Aquila sono già operativi un Centro informativo per l’immigrazione creato sul modello del Cinformi e un Centro interculturale

1 commento

  1. complimenti al Trentino, sono sempre dieci passi avanti rispetto alla media italiana, soprattutto quella del Nord dove il razzismo si sta diffondendo in maniera paurosa soprattutto a causa della Lega Nord.

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