In tre per l’apoptosi

Ripristinare il meccanismo che induce al “suicidio” le cellule tumorali danneggiate, che continuano a duplicarsi senza controllo. Ci sono riusciti (finora in vitro) i ricercatori dell’Istituto nazionale di fisica per la materia (Infm-Cnr), in collaborazione con l’Istituto nazionale tumori, l’Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Cnr e l’Università di Milano. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Molecular Biology.

Spesso le cellule mutate riescono a evadere l’apoptosi, una sorta di suicidio cellulare (o morte programmata), replicandosi continuamente e aumentando il rischio di sviluppo dei tumori. Nelle cellule sane, una proteina che garantisce l’apoptosi è la smac-Diablo. Studiando a fondo questa molecola, gli scienziati sono riusciti a sintetizzare tre suoi derivati che avrebbero un’alta capacità di riattivare il processo dell’apoptosi anche nelle cellule tumorali maligne.

L’apoptosi è un processo che si attiva nel momento in cui la cellula è troppo danneggiata. In molti tipi di tumore, però, l’apoptosi viene inibita. Il meccanismo che porta a tale inibizione sembra essere legato all’aumento, all’interno della cellula, di una proteina nota come Xiap che nelle cellule sane protegge dalla morte programmata, ma la cui presenza massiccia impedisce la morte delle cellule tumorali. Per bloccare l’aumento di questa proteina, i ricercatori dell’Infm hanno pensato di agire su un’altra proteina, la smac-Diablo, a sua volta inibitrice della Xiap. A questo scopo gli scienziati italiani hanno sintetizzato tre molecole simili alla Diablo. “Sfruttando radiazioni di sincrotrone che consentono di avere una visione tridimensionale delle proteine e dei legami è stato possibile comprendere i modi in cui Xiap e le nuove molecole sintetiche si legano, esaminando in dettaglio tutte le loro interazioni, atomo per atomo”, ha spiegato Martino Bolognesi di Infm e Università di Milano, responsabile della parte biofisica dello studio.

Grazie alla collaborazione di istituti oncologici e alla sponsorizzazione di aziende farmaceutiche, le tre molecole dovrebbero entrare presto nel percorso della sperimentazione sull’essere umano per vedere se nel futuro potranno essere utilizzate efficacemente nella terapia anticancro. (s.m.)

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