Indicazioni per globuli bianchi

Cinque molecole sono alla base del corretto funzionamento del nostro sistema immunitario. Perché dicono ai globuli bianchi quando entrare in azione e dove dirigersi. Il meccanismo è stato scoperto dai ricercatori dell’Università di Verona, che hanno pubblicato oggi il loro studio su Nature Immunology.

Il reclutamento dei globuli bianchi “al posto giusto e nel momento giusto” (in modo che la risposta immunitaria sia circoscritta e mirata) è un fenomeno noto da oltre un secolo, ma le sue basi molecolari sono studiate solo da pochi anni.

L’equipe guidata da Carlo Laudanna, docente presso il dipartimento di Patologia dell’Università di Verona, ha ora scoperto come fanno queste cellule a sapere dove e quando migrare dal sangue verso tessuti in pericolo: le indicazioni sono fornite da cinque proteine (RhoA, Rac1, Cdc 42, fosfolipasi D1, Pip5kc), che agiscono in modo combinato per trasportare un unico messaggio ai linfociti (un tipo particolare di globuli bianchi). Senza queste molecole il sistema immunitario non funziona.

“Si tratta  di un sistema di segnali a cascata che regola il passaggio delle informazioni tra le cellule e l’ambiente esterno”, spiega Laudanna a Galileo: “Se una sola di queste cinque molecole è assente o non funziona correttamente, si verificano errori più o meno gravi nella migrazione dei globuli bianchi, ovvero nel primo step della risposta immunitaria”.

I ricercatori hanno inserito nella cellula le cinque molecole, di volta in volta mutate o inattivate, così da poter verificare il ruolo di ciascuna (l’inserimento è stato ottenuto con la “tecnologia di peptidi troiani”, sviluppata dallo stesso gruppo di Laudanna negli ultimi quattro anni).

I risultati sono stati poi confermati dal Centro di Biomedicina computazionale (Cbmc), che – primo in Europa – ha utilizzato la tecnologia avanzata di Imagestream per contare le proteine all’interno di una cellula: “In questo modo abbiamo avuto la prova che il mal funzionamento del sistema immunitario dipendeva dalla mancanza di una o più delle cinque molecole”, sottolinea Laudanna.

Secondo gli studiosi, la ricerca può avere delle ricadute importanti. In primis, la possibilità di sviluppare farmaci ad azione mirata, per malattie infiammatorie e autoimmuni. (t.m.)

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