Categorie: SaluteVita

Influenza, l’umidità batte il virus

Oggi c’è un motivo in più per ricordarsi di mettere l’acqua nell’umidificatore del termosifone. Mantenere alta l’umidità negli ambienti chiusi infatti, non solo evita che si secchino le mucose del naso e della bocca, provocando mal di gola e naso chiuso, ma diminuisce anche la carica infettiva del virus dell’influenza. È quanto emerge da uno studio del National Institute for Occupational Safety and Health (Niosh), pubblicato su Plos One. I risultati dimostrano come in un ambiente con un tasso di umidità almeno del 43%, il virus influenzale diminuisca di oltre due terzi la sua capacità di infettare le cellule umane, una scoperta che potrebbe ora essere usata per contrastare le periodiche epidemie invernali. 

Durante i periodi freddi si trascorre molto tempo all’interno degli edifici. Uno dei principali metodi di trasmissione dell’influenza quindi è rappresentato dall’aerosol, cioè le microscopiche gocce di saliva che rimangono in sospensione nell’aria dopo starnuti e colpi di tosse, che hanno la caratteristica di mantenersi contagiose per lunghi periodi negli ambienti chiusi. È stato suggerito che il tasso di umidità possa influenzare l’infettività del virus, ma gli studi precedenti, realizzati in ambienti molto piccoli, avevano dato risultati contraddittori. 

I ricercatori del Niosh hanno quindi deciso di sperimentare l’effetto dell’umidità simulando in maniera più realista l’interazione tra esseri umani in un ambiente chiuso. Hanno quindi posizionato dei manichini in una stanza di circa 3×3 metri, equipaggiandoli con nebulizzatori, posti all’altezza della bocca, per simulare l’effetto di un colpo di tosse. Dai nebulizzatori è stata diffusa una soluzione contenente il virus dell’influenza, e i ricercatori ne hanno quindi verificato l’infettività variando il tasso di umidità della camera. 

I risultati hanno mostrato che, con un’umidità relativa del 23% il 70-77% dei virus manteneva per un’ora la capacità di infettare le cellule dopo essere stato nebulizzato nella stanza, ma portando l’umidità al 43% la percentuale di virus capaci di infettare scendeva al 14%. Secondo i ricercatori dunque, mantenere l’umidità degli ambienti chiusi intorno al 40% durante l’inverno dovrebbe diminuire in maniera significativa la trasmissione del virus influenzale dovuta a colpi di tosse e starnuti.

Riferimenti: Plos One doi:10.1371/journal.pone.0057485 

Credits immagine: mcfarlandmo/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

Articoli recenti

Sesso e genere: le differenze sono anche nel cervello

Conoscere le differenze è importante per sviluppare trattamenti farmacologici per uomini e donne con dosaggi…

5 ore fa

Mip-C: cosa sappiamo sulla nuova malattia legata al coronavirus

A scoprirla è stato un team di ricerca internazionale, secondo cui la nuova sindrome può…

1 giorno fa

La plastica che si autodegrada grazie alle spore batteriche

Per crearla, i ricercatori dell'Università della California di San Diego hanno utilizzato spore batteriche di…

2 giorni fa

I misteriosi dodecaedri romani che nessuno sa a cosa servissero

I piccoli oggetti di bronzo continuano a spuntare nei siti archeologici di mezza Europa. L’ultimo…

3 giorni fa

Quel movimento che ci rende umani

Allontanarsi e avvicinarsi, protendersi e ritrarsi, sono aspetti primordiali della relazione tra sé e altro…

4 giorni fa

“Così insegniamo agli studenti il benessere mentale”

Coltivare il benessere psicologico per una delle categorie più stressate d’Italia, gli universitari: il programma…

1 settimana fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più