Un ricordo, un giorno: i segreti dell’ipermemoria autobiografica

Li vediamo più spesso nella fiction che nella realtà, ma persone capaci di ricordarsi con estrema precisione tutta la loro vita esistono veramente. Sono gli ipermemori, campioni di memoria autobiografica, in grado di rievocare nel dettaglio ogni singolo evento di ogni singolo giorno vissuto. Questa straordinaria capacità – ipermemoria o ipertimesia – è dal 2018 nel mirino di un team di ricercatori italiani che cercano di decodificarne il funzionamento. Con la speranza di arrivare un domani a un trattamento per chi, purtroppo, per cause che possono essere diverse, ha un deficit di memoria. Ora, con l’aiuto di otto “fedeli” volontari ipermemori, il team è riuscito a identificare le aree del cervello specificamente deputate a dare una dimensione temporale ai ricordi, organizzando quelle informazioni che nelle persone comuni restano memorie indistinte e sfocate.

“Per la prima volta al mondo abbiamo studiato i meccanismi neurobiologici associati alla dimensione temporale dei ricordi tramite una metodologia innovativa e, soprattutto, in un gruppo di persone ‘speciali’”, commentano gli autori della ricerca, condotta presso i laboratori della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, e coordinata dall’equipe composta dai ricercatori Patrizia Campolongo, Valerio Santangelo, Tiziana Pedale e Simone Macrì, con il coivolgimento della Sapienza Università di Roma, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università degli Studi di Perugia.

Il luoghi dell’ipermemoria

La memoria autobiografica è ciò che ci permette di collocare in una dimensione temporale e narrativa alla nostra esistenza, il database di tutte le nostre esperienze, un archivio a cui attingiamo continuamente, per muoverci come per sapere chi siamo, distinguere un prima da un dopo, dare un senso a ciò che accade a noi e nel mondo. I risultati dell’indagine – spiegano i ricercatori – hanno mostrato che nel discriminare tra ricordi autobiografici vecchi e nuovi, nelle persone con ipermemoria si attiva specificatamente la porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale del cervello, un’area che si ritiene sia deputata all’organizzazione delle funzioni cognitive superiori. Questa stessa regione del cervello sembra essere meno precisa nelle persone con una memoria normale, fino a farci “confondere” la dimensione temporale del ricordo, vecchio o nuovo”.

Ti ricordi quel giorno, vent’anni fa?

Per lo studio, è stato chiesto a ciascuno degli 8 volontari ipermemori (e, come gruppo di controllo, a 21 persone senza particolari abilità o deficit della memoria) di richiamare un evento remoto nel tempo, risalente a circa 20 anni prima. Esaminando le immagini della attività neuronale fornite dalla risonanza magnetica funzionale, con una tecnica innovativa chiamata Multivoxel Pattern Analysis (MVPA) i ricercatori hanno così potuto verificare che la migliore rappresentazione neurale dei ricordi nelle persone ipermemori è associata al ruolo funzionale di specifiche aree del cervello.

Dalla ricerca la cura

Il dato che emerge da questo nuovo avanzamento scientifico è cruciale, non solo per l’analisi delle doti speciali di queste persone, ma soprattutto per aprire nuove frontiere di ricerca per la neuroriabilitazione della memoria e per la ricerca sulle funzioni mnesiche, in pazienti con una lesione del sistema nervoso centrale. “Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento della memoria – concludono i ricercatori – fornisce importanti indicazioni su quali aree è necessario intervenire per stimolare il ripristino di un funzionamento adeguato della memoria in persone con deficit o lesioni neurologiche”.

Riferimenti: Valerio Santangelo, Tiziana Pedale, Simone Macrì, Patrizia Campolongo. Enhanced cortical specialization to distinguish older and newer memories in highly superior autobiographical memory https://doi.org/10.1016/j.cortex.2020.04.029

Vittoria Kalenda

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