La crisi colpisce i laureati

I figli della riforma universitaria, quella che ha introdotto il 3+2, ottengono la laurea prima di quanto facessero i loro cugini pre-riforma (in media a 26,9 anni contro 28), con un voto più alto (109 su 100 contro 102), avendo frequentato di più le lezioni, facendo stage o tirocini per il 55 per cento. “Si tratta della generazione di laureati migliore che si sia mai prodotta, che purtroppo già inizia risentire della crisi e che lo farà sempre di più se non si correrà ai ripari”, ha spiegato Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea presentando i risultati contenuti nell’XI Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati stilato dal consorzio di 52 atenei italiani.

Che la crisi stia colpendo i laureati, infatti, si evince dal calo delle richieste che le aziende inoltrano al database di Almalaurea, che ne contiene più di 120mila: rispetto al primo bimestre del 2008, nei primi due mesi di quest’anno la domanda ha fatto registrare un calo del 23 per cento. Una contrazione che coinvolge anche titoli di studio solitamente al vertice dell’occupazione, come quelli del gruppo economico-statistico dove il calo è stato del 35 per cento, e ingegneria con il 24 per cento. Il Rapporto 2009 ha coinvolto quasi 300mila laureati di 47 università italiane e verrà presentata il 12 marzo nel corso di un convegno all’Università di Bari.

Quello che sta accadendo oggi non è che il risultato di un declino del tasso di occupazione a un anno dei laureati pre-riforma, sceso dal 57,5 per cento del 2000 al 51,4 del 2007; diminuzione che si ritrova anche dopo cinque anni, sebbene in maniera molto inferiore (dall’86,3 per cento all’84,6 per cento). I dati relativi ai laureati post-riforma sono più confortanti e si riferiscono, per forza di cose, al solo 2007: considerando anche coloro che continuano a studiare ma in forma retribuita, quelli di primo livello hanno trovato occupazione nel 74,7 per cento dei casi, coloro che hanno una laurea specialistica (3+2) nel 75,3 per cento dei casi.

Per cercare di non sprecare questo capitale umano, Almalaurea lancia una proposta al governo:  agevolare fiscalmente le aziende che decidono di puntare su risorse professionali di livello. “In questo modo”, ha sottolineato Cammelli, “si riuscirebbe a sostenere l’iniezione di risorse umane di più elevata qualità nel sistema produttivo, e ad assicurare alle generazioni più giovani, quelle più capaci e preparate, un futuro lavorativo incoraggiante nel proprio paese”.

I risultati completi del Rapporto, ateneo per ateneo, facoltà per facoltà, saranno disponibili sul sito di Almalaurea a partire dal 12 marzo. (l.d.p.)

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