Instabili e quindi pericolose. Una volta che si sono formate, le pacche aterosclerotiche, i depositi di lipidi che si formano sulle pareti delle arterie, si possono staccare e andare a bloccare l’afflusso del sangue. Cosa le rende instabili? La conversione dei macrofagi, alcune delle cellule che compongono la placca, in cellule schiumose. Un passaggio rimasto misterioso fino a quando non si è pensato di andare a studiare l’attività genica di queste cellule “mutanti”, pensando che sia diversa da quella dei macrofagi che mantengono la loro “identità”. Una ricerca che ha dato i suoi risultati: un gruppo di scienziati cardiovascolari del Bristol Heart Institute, dell’Università di Bristol, ha scoperto infatti che a determinare la trasformazione sono proprio alcuni cambiamenti nell’attivazione genica.
“Questa ‘danza’ nell’espressione dei geni è un risultato parzialmente atteso”, ha spiegato la Graciela B. Sala-Newby, ricercatrice dell’Università inglese in occasione del Conferenza annuale dello European Vascular Genomics Network (Evgn), che si svolge a Tolosa dall’11 al 14 dicembre, dove ha presentato i suoi risultati. “Ma è stato interessante scoprire che tre dei geni analizzati sono sovraregolati (cioè producono più proteina del solito) nelle cellule schiumose ma non nei macrofagi, mentre ben 11 geni sono sottoregolati. Passando dal modello alla placca in vivo abbiamo constatato che si verificava la stessa situazione”.
Uno dei geni iperattivi nelle cellule schiumose, per esempio, produce l’enzima Metalloproteinasi-12 (MMP-12). “Se riuscissimo a trovare il modo per inibirne la produzione potremmo disporre di uno strumento efficace per contrastare la rottura della placca e la formazione di trombi. Il rischio di infarto e di ictus si ridurrebbe di molto”, ha concluso la ricercatrice. (v.s.)
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