La diffusione delle infezioni la controlli con Google

    A cosa serve un motore di ricerca? La risposta sembra scontata: a soddisfare curiosità, imparare cose nuove, approfondire conoscenze. A pochi verrebbe in mente che uno strumento come Google possa essere di una qualche utilità anche a medici e ricercatori. E non per condurre ricerche, ma per monitorare la diffusione di malattie infettive. Uno studio condotto negli Stati Uniti, infatti, sembra provare che tenendo traccia delle ricerche effettuate su Google si ottengono informazioni importanti circa la diffusione delle infezioni causate dai batteri Mrsa, una classe di Staphylococcus aureus resistente all’azione di una vasta gamma di antibiotici (penicilline e cefalosporine).

    I batteri Mrsa (Methicillin-resistant Staphylococcus aureus) causano infezioni cutanee molto gravi, che possono colpire organi e diffondersi nel circolo sanguigno. Individuati per la prima volta in Gran Bretagna nel 1961, hanno fatto la loro comparsa negli Stati Uniti negli anni ’80. Da allora, i casi di infezioni sono drasticamente aumentati, trovando negli ospedali il luogo privilegiato di azione (i pazienti con ferite e deboli sistemi immunitari, infatti, sono certamente più a rischio delle persone sane). Secondo uno studio condotto da ricercatori del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), nel 2005 le infezioni provocate dai batteri Mrsa hanno ucciso circa 16mila americani, un numero persino superiore a quello delle vittime di Aids.

    Ecco spiegati tutti gli sforzi che medici e ricercatori stanno portando avanti per cercare di seguire in tempo reale la diffusione delle infezioni, così da programmare interventi sanitari più mirati ed efficaci. Per fare ciò, Google si è rilevato un prezioso aiuto. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Emerging Infectious Diseases, un gruppo di ricerca coordinato dall’epidemiologa Diane Lauderdale dell’ Università di Chicago ha confrontato le ricerche fatte su Google tra il 2004 e il 2008 sul tema “batteri Mrsa” e il numero di ospedalizzazioni causate dalle loro infezioni. Ne è emersa una precisa correlazione, che suggerisce come le ricerche sul Web possano essere un reale indicatore epidemiologico.

    “Potenzialmente, possiamo ottenere da Google una misura della diffusione delle infezioni più fedele alla realtà di qualsiasi altro sistema di monitoraggio”, ha detto Lauderdale a Wired.com. “Se avessimo un archivio elettronico per i casi sanitari, liberamente accessibile ai ricercatori – continua l’epidemiologa – non avremmo bisogno della Rete. Qualcosa del genere esiste già nei paesi scandinavi, dove è possibile studiare tutti i fattori che contribuiscono alla comparsa e diffusione delle malattie. Ma negli Stati Uniti questo non si può fare”.

    A oggi, infatti, l’unico strumento a disposizione del Cdc per monitorare la diffusione delle infezioni Mrsa è l’ Active Bacterial Core surveillance program, che offre un quadro della situazione raccogliendo dati da nove regioni americane. Ma lascia ampie aree scoperte non permettendo di avere un quadro completo di quello che succede in tutte le città. “Se sapessimo che in un luogo il tasso di infezioni è due o tre volte superiore rispetto a un altro – spiega Lauderdale – potremmo meglio condurre le campagne sanitarie pubbliche”.

    Per provare l’efficacia di questo nuovo metodo di indagine, che catturò l’attenzione dei ricercatori già nel 2009, quando si scoprì che dando un’occhiata alla ricerche effettuate su Google si sarebbe forse potuta prevedere in tempo l’esplosione dell’influenza suina in Messico, saranno necessari altri test. Intanto, lo studio sembra testimoniare un fenomeno culturale: come evolve nella popolazione l’uso della terminologia. Se tra il 2004 e il 2007 la gente cercava le parole “stafilococco” e “Mrsa”, dopo il rapporto del Cdc, il secondo termine surclassò il primo. Ma l’evoluzione del linguaggio continua, è già comincia a comparire la parola “mersa”, versione fonetica di Mrsa.

    Riferimenti: wired.it

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