La fisica delle particelle diventa open access

“Per visualizzare i contenuti si prega di inserire le credenziali collegate all’abbonamento”. È questo il lapidario messaggio che oggi si riceve cercando di leggere la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate: ma presto, fortunatamente, potrebbe non essere più necessario sottoscrivere costosi abbonamenti per accedere agli articoli, almeno nel campo della fisica delle particelle. La conquista si deve agli sforzi dello Sponsoring Consortium for Open Access Publishing in Particle Physics (Scoap) e del Cern di Ginevra, che ha annunciato di aver stretto un accordo con un consorzio di 12 riviste specializzate per rendere gratuito e aperto l’accesso a tutti i relativi contenuti.

Dal punto di vista dell’open access, la fisica delle particelle è un campo di eccellenza: già oggi, infatti, quasi tutti i lavori vengono caricati sull’archivio digitale gratuito arXiv ancor prima della procedura di peer review. Le versioni revisionate degli articoli, invece, sono ancora pubblicate su riviste che prevedono la sottoscrizione di un abbonamento. La negoziazione di Scoap, durata sei anni, sta adesso dando i suoi frutti anche in questa direzione: “Abbiamo stipulato dei contratti con 12 riviste, che renderanno gratuitamente disponibile il 90 percento degli articoli di fisica delle alte energie pubblicati dal 2014 in poi”, sostiene Salvatore Mele, che coordina il progetto. Secondo le prime anticipazioni, sei riviste si dicono addirittura pronte a cambiare radicalmente il proprio business model: “È il tentativo finora più riuscito di rivoluzionare il mondo dell’editoria scientifica”, dice Peter Suber, filosofo all’ Earlham College di Richmond, Indiana, e acceso sostenitore dell’ open access.

Le trattative sono state lunghe e impegnative. Scoap ha invitato le riviste a fare un’offerta per la stipula di un contratto di tre anni, e ha stabilito una classifica di merito grazie a un sofisticato algoritmo, che pesa tariffe, modalità di pubblicazione, licenze di utilizzo e impact factor (l’indicatore che misura la qualità di una rivista in base al numero medio di citazioni ricevute da ogni articolo): in media, Scoap rimborserà ciascun editore con 1.300 euro per ogni pubblicazione rilasciata con accesso gratuito.

Tanto per fare qualche nome: Physical Review B, una delle riviste più prestigiose, ha negoziato una tariffa di 1.500 euro “secondo il principio di lasciare inalterati gli introiti”, come ha spiegato Joe Serene, scienziato e tesoriere dell’ American Physical Society; l’altrettanto rinomata Physical Review Letters, invece, è rimasta fuori dalle trattative perché la richiesta di 2.100 euro per pubblicazione è stata giudicata troppo alta.

È ovvio chiedersi, a questo punto, chi pagherà queste tariffe, dato che gli introiti delle riviste devono rimanere inalterati e gli utenti non sottoscriveranno più abbonamenti. Scoap è riuscito a racimolare un budget di 10 milioni di euro l’anno per far fronte alle spese: i soldi provengono dalle offerte di un migliaio di istituzioni tra cui biblioteche, agenzie di ricerca di finanziamenti e consorzi di ricerca di tutto il mondo.

Mele spera che il successo di Scoap possa generare un effetto domino in altri ambiti, come astronomia e astrofisica: “Personalmente, credo che una volta dimostrato che il sistema funziona, emergeranno altri utilizzi della stessa idea”. Al contrario, Serene è piuttosto scettico: “Rendere gratuito l’accesso alle pubblicazioni in fisica delle particelle non è stato troppo difficile, perché la maggior parte dei lavori sono distribuiti su un numero esiguo di riviste, e quasi tutti gli autori fanno riferimento a un’unica organizzazione centrale, il Cern. Ma per gli altri ambiti la situazione è diversa: i lavori sono distribuiti su una miriade di editori diversi, che difficilmente troveranno un accordo unitario”. Staremo a vedere; nel frattempo, i fan di bosoni e neutrini possono fregarsi le mani.

Via: Wired.it

Credits immagine: Image Editor/Flickr

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