Categorie: Salute

La medicina che vogliamo nasce dalle storie dei pazienti

“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Comincia con una citazione di Gabriel García Marquez Le trame della cura, saggio di Alfredo Zuppiroli, medico cardiologo con quasi quarant’anni di esperienza professionale, che inaugura la collana di Medicina Narrativa curata da Geraldina Fiechter per EmmeBi Edizioni (Firenze). Le storie di vita e di malattia sono al centro della relazione di cura secondo la medicina narrativa, approccio che mira a mettere in luce l’unicità del paziente, definito dall’autore “soggetto di esperienze”, e la complessità del concetto di salute, non riconducibile alla semplice assenza di malattia.

Il libro, proprio come la conoscenza narrativa, procede dal particolare all’universale, dai racconti dei pazienti ai problemi più ampi che questi sollevano, come la necessità di ripensare il ruolo del medico e ridefinire i concetti di Cura, Salute e Malattia. La storia di Francesca invita a riflettere sull’importanza dei fattori psicosociali, troppo spesso trascurati, nel determinare lo stato di salute di una persona e sul ruolo delle risorse messe in atto dal paziente nel guidare il processo di guarigione, non determinato dalle sole cure farmacologiche.

Alfredo Zuppiroli
Le trame della cura
EmmeBi Edizioni, Firenze 2014, pp. 143, 14 euro
Il racconto dei numerosi interventi al cuore di Simona offre invece lo spunto per sottolineare la centralità della relazione tra medico e paziente nel percorso di cura e la necessità che medici e operatori sanitari imparino ad andare oltre i dati oggettivi, quelli rilevabili dagli esami clinici e di laboratorio, per ascoltare la sofferenza degli ammalati e coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano. Essere un buon medico vuol dire saper comunicare e conoscere le storie dei propri pazienti senza limitarsi a seguire protocolli e leggi ferree, le stesse per tutti, come se esistesse una malattia indipendente da chi la manifesta. La cura, scrive Zuppiroli, deve essere “come un vestito su misura”.

Le esperienze di Arianna, Simonetta, Ilaria, Mirella e Maurizio raccontano le differenze nel concepire la salute e la malattia, differenze delle quali il medico deve tenere conto nel disegnare, in alleanza con il paziente, la terapia più adatta per lui. “Si dia dunque voce e dignità alla relazione, alla cura, ad ogni singola esperienza di vita, unica ed irripetibile”, scrive in proposito l’autore. Pazienti diversi sono anche portatori di valori differenti, che devono trovare ascolto e arricchire il percorso di cura, all’interno del quale medico e paziente non sono concepiti come due poli contrapposti, ma dovrebbero mirare a ridurre il più possibile le distanze, “fino ad annullarle”.

Nella seconda e ultima parte del saggio l’autore affronta il tema dei determinanti della salute, ricordandoci l’importanza dell’ambiente, delle condizioni socio-economiche e degli stili di vita nell’influenzare il benessere di una persona, mentre patrimonio genetico e accesso ai servizi sanitari giocano un ruolo solo marginale. Se l’attenzione della politica nel ridurre le disuguaglianza in salute è scarsa, i medici possono “invertire la rotta” ridefinendo un modello di sanità che abbia come obiettivo il benessere dei cittadini, l’appropriatezza e l’efficacia delle terapie, e non il profitto. Zuppiroli conclude ricordando che la pratica della medicina “ha a che fare con gli individui, mentre la sua dimensione teorica non può che rimandare a oggetti universali”, per questo è al tempo stesso arte e scienza.

L’autore traccia così le basi per immaginare una medicina basata sulla complessità, partendo però dalle storie personali dei pazienti, che “ci parlano con una forza che a volte i grandi dati statistici non riescono ad avere”.  Sono proprio le narrazioni in prima persona dei “soggetti di esperienze” che permettono a Zuppiroli di scandagliare temi complessi senza retorica e di dare concretezza alla sua visione della pratica medica. La lettura procede scorrevole e i temi trattati, soprattutto nella seconda parte, offrono numerosi spunti di riflessione, sia per i medici che per i pazienti, per concepire una “migliore medicina e non più medicina”.

Via:  omni-web.org

Giulia Carosi

Dopo una laurea in Psicologia conseguita alla Sapienza Università di Roma abbandona l’idea di fare la ricercatrice per studiare un po’ di tutto e non tutto su poco. Si iscrive al Master in Comunicazione della Scienza della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste per imparare a raccontarlo.

 

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