Quando guidiamo un’automobile o ci allacciamo le scarpe memorizziamo una serie di gesti che vengono richiamati in modo più veloce e automatico ogni volta che compiamo nuovamente quell’azione. È la cosiddetta working memory o memoria procedurale, il cui funzionamento assomiglia a quello della memoria cache di un computer che, per esempio, ci permette di aprire più velocemente una pagina internet già visitata.
Uno studio condotto da Gianluigi Mongillo dell’istituto di ricerca francese Cnrs, e Omri Barak e Misha Tsodyks del Weizmann Institute (Israele) sembrerebbe smentire la convinzione diffusa che questo tipo di memoria venga fissata grazie all’attività continua di un certo numero di neuroni specifici: al contrario, la memoria procedurale sarebbe registrata a livello dei cambiamenti chimici che restano nelle cellule dopo il passaggio dell’impulso nervoso nelle sinapsi (i punti di contatto e comunicazione fra i neuroni).
Il messaggio nervoso si trasmette da un neurone all’altro attraverso la sinapsi: proprio in questo punto, la cellula “a monte” (presinaptica) rilascia nello spazio fra le due cellule una quantità di molecole di neurotrasmettitore (il messaggero del segnale nervoso) che, venendo a contatto con la membrana della cellula “a valle”, induce in essa i cambiamenti chimici necessari alla trasmissione del messaggio. Ogni impulso comporta nella cellula presinaptica una diminuzione della quantità di neurotrasmettitore e un aumento della concentrazione di ioni calcio.
Secondo Mongillo e collaboratori, proprio queste conseguenze chimiche dell’impulso renderebbero le sinapsi più “forti” e già pronte per il prossimo stimolo. Le diverse configurazioni fra i neuroni coinvolti nella cascata di impulsi collegati a un’azione costituiscono la specifica base della memoria pronta per essere rapidamente riutilizzata per compiere un’azione analoga. Secondo gli autori, il vantaggio di questo meccanismo è notevole soprattutto a livello metabolico: si tratta infatti di un sistema di memorizzazione di tipo “latente”, che non richiede un’attività costante e dispendiosa delle cellule, ma che viene attivato solo nel momento in cui serve. (s.s.)