La menzogna c’è, ma non si vede

Dopo l’attentato alle Torri Gemelle nel 2001, le politiche internazionali sulla sicurezza si basano per lo più su tecnologie che misurano parametri corporei e comportamenti considerati atipici, o sul livello di stress psicologico delle persone sottoposte a interrogatorio. Questi metodi, però, sembrano mancare di un concreto supporto scientifico, e sono spesso fuorvianti. Lo sostiene un gruppo di psicologi comportamentisti, guidati da Bruno Verschuere e Geert Crombez dell’Università di Gent (Belgio), in uno studio pubblicato sull’Open Access Journal of Forensic Psychology.

In particolare i ricercatori criticano i sistemi di sicurezza usati dai governi a scopo antiterrorismo che dovrebbero servire a riconoscere un potenziale terrorista o chi mente nel corso di un interrogatorio. Sistemi come il “Cogito”, un dispositivo utilizzato per misurare la variazione dei parametri fisiologici connessi alla menzogna, oppure lo Spot (Screening Passengers by Observation Technique), ovvero l’osservare i viaggiatori negli aeroporti per rilevare comportamenti  sospetti.

“La ricerca della menzogna dovrebbe passare da un approccio esclusivamente tecnologico a uno di tipo comportamentale e basato su prove scientifiche”, spiegano i ricercatori: “Gli studi nel campo della sicurezza non dovrebbero essere condotti solo dai produttori di strumenti di rilevazione, come avviene oggi, ma da équipe specializzate che dovrebbero pubblicare poi i loro risultati su riviste di settore, rendendoli così accessibili a tutti”.

Uno dei software più usati al mondo in questo campo, per esempio, permette di valutare lo stress di una persona sottoposta a interrogatorio sulla base delle variazioni nella voce; ma l’esistenza di un rapporto diretto tra emotività e menzogna non è mai stata dimostrata.  Secondo gli autori dello studio inoltre, i metodi analizzati dai ricercatori si basano su dati spesso ingannevoli perché entrano in gioco fattori come il “selective feedback”, la tendenza dell’operatore a dare più rilevanza al risultato che conferma le sue stesse convinzioni di partenza, invece di quello che le contraddice.

La trasparenza e la controllabilità dei dati scientifici può quindi rivelarsi decisiva in termini sia di investimento economico e tecnologico, sia del livello di sicurezza che i governi possono garantire ai cittadini. (f.c.)

Riferimenti: Open Access Journal of Forensic Psychology

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