Categorie: Spazio

La migliore immagine dell’Universo

Ci sono voluti quasi 11 anni di osservazioni per ottenerla. Ma la pazienza degli astronomi del Telescopio Spaziale Hubble della Nasa, alla fine, ha dato i suoi frutti. Gli scienziati hanno infatti appena assemblato le immagini scattate dalle camere del telescopio – rispettivamente nelle frequenze del vicino infrarosso, della luce visibile e dell’ultravioletto – in un’unica coloratissima fotografia che mostra una piccola sezione di cielo nella costellazione della Fornace, emisfero sud. L’immagine contiene circa 10mila galassie, e lo studio della luce proveniente da quelle più lontane ci permetterà di tornare indietro nel tempo fino a poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang.

Tra il 2003 e il 2009 gli astronomi avevano combinato le osservazioni nella luce visibile e nel vicino infrarosso: l’ultravioletto era l’ultimo tassello che mancava per completare l’intera gamma cromatica di Hubble. Fino a questo momento, racconta la Nasa, gli scienziati erano in una posizione abbastanza singolare: grazie a missioni come la Galaxy Evolution Explorer erano riusciti a ricostruire i processi di formazione stellare nelle galassie vicine, e le osservazioni di Hubble ne vicino infrarosso avevano fornito informazioni sugli stessi fenomeni nelle galassie lontane. Tutto quello che era nel mezzo – a distanza di 5-10 miliardi di anni luce dalla Terra – era ancora abbastanza sconosciuto.

“Era un po’ come provare a ricostruire un albero genealogico di una famiglia senza avere alcuna informazione sui bambini della famiglia stessa”, spiega Harry Tepliz, del Caltech. “L’aggiunta della luce ultravioletta, finalmente, riempie le lacune mancanti”. Lo studio delle immagini all’ultravioletto aiuterà a capire come e perché le galassie crescono in dimensione sfornando di continuo stelle molto calde. Dal momento che l’atmosfera terrestre filtra la maggior parte della luce ultravioletta, quest’analisi può essere eseguita solo da un telescopio spaziale. “Analisi come questa sono importanti, tra l’altro, per la progettazione del James Webb Telescope [il successore di Hubble, nda]”, conclude Rogier Windhorst, della Arizona State University. “I dati di Hubble, in futuro, saranno combinati con quelli di Webb. Questa è la prima immagine che mostra la potenza di questa combinazione”.

Via: Wired.it
Credits immagine: Nasa/Esa

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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