Categorie: SaluteVita

La molecola che ringiovanisce i topi

Il tempo, si sa, viaggia in un’unica direzione. E così anche l’invecchiamento. Eppure uno studio appena pubblicato su Cell sembra suggerire, nei limiti del possibile, il contrario. Il team di ricercatori guidati da David Sinclair della Harvard Medical School ha infatti scoperto una delle cause che guidano l’invecchiamento nei mammiferi e che è parzialmente reversibile.

“Il processo di invecchiamento che abbiamo scoperto è come una coppia sposata”, spiega lo stesso Sinclair: “Quando sono giovani, comunicano bene, ma col passare del tempo, vivendo in stretto contatto per molti anni, la comunicazione si rompe. E proprio come con una coppia, ripristinando la comunicazione si risolve il problema”. La comunicazione cui si riferisce il ricercatore è quella tra il nucleo e i mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, le cui disfunzioni sono legate, tra l’altro, a malattie quali il diabete e l’Alzheimer.

Quel che accade con l’invecchiamento è che la comunicazione (mediata da diversi fattori molecolari) tra la cellula e i mitocondri si compromette, rendendo la cellula stessa più vulnerabile agli attacchi dell’infiammazione e al rallentamento del metabolismo, come ricorda il Time. Questi cambiamenti si accompagnano all’abbassamento di una molecola: il Nad (nicotinammide adenina dinucleotide), coinvolto anche nel processo di respirazione cellulare, che avviene nel mitocondrio.

L’idea dei ricercatori quindi è stata quella di aumentare i livelli del Nad (somministrando un altro composto, il nicotinammide mono nucleotide o NMN) e vedere se in questo modo l’invecchiamento cellulare poteva o meno essere arrestato. Quando gli scienziati hanno somministrato la molecola a topi di 2 anni, dopo una settimana, i muscoli degli animali diventano come quelli di roditori di 6 mesi in termini di funzione mitocondriale, atrofia, infiammazione e insulino-resistenza, riferisce la Bbc. E, sebbene la forza muscolare, non sia aumentata, i ricercatori credono che qualche risultato in questo senso si possa avere prolungando il periodo di trattamento.

Ana Gomes, primo nome del paper, spiega come certamente quello scoperto sia soltanto uno degli aspetti dell’invecchiamento, ma comunque meritevole di considerazione: “Credo che ci sia un importante cross-talk nelle cellule e che l’energia sia molto importante e probabilmente è una grande componente dell’invecchiamento”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Ikayama/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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