La navetta delle pulizie

Con il primo nucleo della “International Space Station” (Iss), in orbita da oltre sei mesi, è giunto il momento della prima visita da parte dello “Space Shuttle”. C’è ancora bisogno di qualche ultimo preparativo, per accogliere l’equipaggio della missione Sts-96 che sta per arrivare, ed il centro di controllo di Mosca è impegnato ad inviare una serie di comandi che serviranno, per esempio, ad accendere i termistori che dovranno innalzare la temperatura interna dei due moduli. Quando la stazione non è abitata, la temperatura è regolata solo in base alle esigenze delle apparecchiature elettroniche, e c’è bisogno di qualche grado in più perché l’ambiente sia confortevole per i sette astronauti che saranno a bordo nei prossimi giorni.

Si tratta di un equipaggio internazionale, composto da quattro uomini e tre donne. Oltre ai cinque astronauti americani – il comandante Rominger, il pilota Husband ed i tre specialisti Barry, Jernigan e Ochoa – c’è anche un cosmonauta russo, Valery Tokarev, ed una astronauta canadese, Julie Payette, al suo primo volo nello spazio.

Questa missione della navetta Discovery è una missione cosiddetta “logistica”, cioè di rifornimento e di invio di attrezzature, che verranno utilizzate per ampliare le capacità operative della Stazione Spaziale. Durante i sei giorni in cui lo shuttle resterà attraccato alla Stazione, verranno trasferite oltre due tonnellate di materiale vario – dai computer alla stampante, dai vestiti per i prossimi equipaggi all’aspirapolvere che verrà usata per pulire i filtri dell’impianto di aerazione.

Oltre al materiale utilizzabile all’interno, c’è anche una struttura che sarà montata all’esterno del modulo “Zarya” (“Alba”) durante la passeggiata spaziale che verrà effettuata da Tammy Jernigan e Daniel Barry. Dopo la missione Sts-96, altri voli dello Shuttle si avvicenderanno verso questo avamposto, per ora disabitato, che presto aumenterà il livello di “comfort” con l’arrivo, nei prossimi mesi, del secondo modulo russo – ribattezzato “Zvezda” (“Stella”) – che fungerà da alloggio per i primi tre astronauti che andranno ad abitarci in modo permanente verso la fine del 1999.

Tra i voli logistici già pianificati, c’è n’è uno che vede l’Italia in primo piano. Si tratta della missione Sts-102, la prima che utilizzerà il modulo italiano Mplm (Multi-Purpose Logistic Module). Ma di italiano non si sarà soltanto il carico. A bordo della navetta Discovery salirà anche chi scrive, che vede coronato, con questa assegnazione, un lungo periodo di addestramento durato quasi tre anni. La scelta di un astronauta italiano come primo rappresentante del vecchio continente a mettere piede a bordo della Stazione Spaziale, è anche il riconoscimento del ruolo di primo piano che il nostro paese ha svolto all’interno di questo complesso programma.

Il Modulo Logistico è stato realizzato nell’ambito di una accordo bilaterale con la Nasa che prevede che l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) costruisca, per conto dell’ente spaziale americano, tre moduli, identici, da inviare periodicamente in orbita. In cambio, l’Asi potrà usufruire delle strutture della Stazione per ricerche scientifiche “made in Italy” che saranno condotte in orbita anche con l’ausilio di astronauti italiani. Grazie a questo accordo, dunque, altri nostri connazionali avranno la possibilità di effettuare missioni di breve durata, come membri di un equipaggio dello Shuttle, ma anche lunghe permanenze – da 3 a 6 mesi – a bordo della Stazione. L’opportunità di aumentare l’esperienza nel campo del volo umano e la possibilità di accedere a questi avanzati laboratori in orbita – dove si potranno effettuare esperimenti in condizioni di “microgravità” – sono aspetti molto importanti e giustificano l’investimento economico che il nostro governo ha affrontato in questi anni.

La costruzione del primo modulo – ribattezzato “Leonardo” – è iniziata nell’aprile del 1996 ed è stata completata dall’Alenia Spazio a tempo di record, grazie anche all’esperienza maturata in precedenti programmi spaziali come lo “Spacelab”, condotto in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa). “Leonardo” è stato il primo elemento della Stazione ad essere consegnato ufficialmente alla Nasa nell’estate dell’anno scorso.

Il “container spaziale” italiano è costituito da un modulo cilindrico – circa 7 metri di lunghezza per 5 di diametro – pesa quasi 5 tonnellate ed è in grado di trasportare fino a 10 tonnellate di carico che può essere ospitato in 16 “racks” del tutto identici a quelli utilizzati a bordo della Iss. È questa una delle caratteristiche più importanti del Modulo Logistico che, essendo pressurizzato e in grado di fornire un ambiente a temperatura controllata, potrà ospitare esperimenti già cablati nella configurazione da volo.

Per dare una idea delle versatilità, per il futuro, è previsto anche l’uso di frigoriferi che serviranno per portare a bordo campioni biologici per esperimenti, e – per la gioia degli astronauti della Stazione – magari nuove varietà di cibo surgelato, che potranno permettersi una alimentazione più varia di quella disponibile a bordo dello Shuttle.

Il contributo italiano alla Stazione passa anche attraverso la collaborazione ai programmi dell’Esa. L’ente spaziale europeo è impegnato nella realizzazione del laboratorio orbitante “Columbus”, che verrà aggiunto alla Iss nella seconda meta del 2003. La progettazione di questo modulo si è mosso in parallelo a quello del Mplm ed ha permesso di mettere a frutto importanti sinergie fra industrie europee ed italiane.

Ancora più importante è la “leadership” che il nostro paese si è guadagnata in un altro importante programma europeo, che prevede la realizzazione di due dei tre Nodi, i punti nevralgici della Stazione, dove si incastrano le varie tessere di questo “meccano spaziale”. Come si ricorderà, lo scorso Novembre, il Nodo 1 – ribattezzato “Unity” – si è agganciato in orbita con il modulo russo “Zarya” a costituire il primo nucleo della Stazione Spaziale Internazionale.

Con il volo del “Discovery” riprende, dopo alcuni mesi di pausa, il cammino di questo progetto planetario che vede coinvolte i paesi più industrializzati del mondo. È la grande avventura di fine millennio e l’Italia vi partecipa in un ruolo di primo piano a sottolineare il carattere non episodico del nostro impegno nel settore spaziale e l’alto grado di competitività raggiunto dall’industria aerospaziale nazionale.

* Astronauta, Mission Specialist

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