La scommessa di MediaMente.it

Collegarsi a Internet per guardare un programma Tv? Da oggi si può. Almeno nel caso di MediaMente, la trasmissione di Rai 3 che da ormai quattro anni racconta cosa succede nel sempre più vasto universo digitale. Dopo circa 700 puntate (che salgono a più di 1000 se si contano anche le repliche), dal 15 gennaio all’edizione quotidiana di MediaMente si aggiunge anche quella settimanale: “MediaMente.it – il magazine dei nuovi media”.

E proprio da quel ”.it” si intuisce che il legame tra la nuova trasmissione e il Web è destinato a essere molto stretto. Infatti, primo caso nella storia della Tv italiana, tutte le puntate del settimanale saranno integralmente riversate sul sito di MediaMente. Così, chi non può o non ha voglia di sintonizzarsi su Rai 3 il venerdì a mezzanotte, potrà sempre riguardarsi una puntata attraverso Internet, più o meno come se l’avesse registrata e con l’ulteriore vantaggio che, durante la visione, tutto il resto del Web è lì a portata di mouse, per approfondimenti, divagazioni e navigazioni parallele.

Questo esperimento leva un altro mattone al muro che finora ha tenuto separati Internet e la televisione ed è senza dubbio un passo verso la “convergenza” prossima ventura. Quel processo, che i guru dell’era digitale ci promettono da qualche anno, per cui tutti i canali distinti che oggi ci portano informazioni, televisione, Internet, telefono, radio, si fonderanno in un unico supermedia in cui non vi sarà più alcuna differenza tra una pagina Web, una trasmissione Tv o una videotelefonata. Galileo ha colto l’occasione per una chiacchierata con Carlo Massarini, che di MediaMente è da sempre il conduttore.

Dunque MediaMente raddoppia. Come sarà il nuovo MediaMente.it?

“Sarà un viaggio-inchiesta che prenderà spunto dai temi dell’attualità. Partiremo dal nostro studio virtuale per entrare nel Web, transiteremo sulle pagine dei giornali e avremo interventi di esperti sia italiani che stranieri. Andremo alla ricerca delle novità, delle contraddizioni e delle promesse di questo mondo digitale in evoluzione frenetica che ormai lega settori che fino a ieri sembravano lontani: l’intrattenimento, la scuola, la finanza, la scienza, l’arte o la comunicazione. Tutto, naturalmente, con la “firma” che ormai distingue MediaMente soprattutto dal punto di vista della grafica”.

Questo settimanale arriva dopo quasi quattro anni di puntate quotidiane. Qual è il suo bilancio dell’esperienza di MediaMente?

“E’ certamente un bilancio positivo. Quando abbiamo iniziato con il primo brivissimo ciclo – quattro puntate nella primavera del 1995 – siamo stati i primi, nella televisione italiana, ad aprire una porta sull’emergente mondo digitale. Una porta che, ancora oggi, siamo gli unici a tenere aperta. Allora il Web, per il grande pubblico, era appena un neonato e sembrava soprattutto un nuovo mezzo di comunicazione, potente e flessibile sì, ma non veramente rivoluzionario. In realtà è solo la punta dell’iceberg di una rivoluzione di portata molto più ampia. Anche se la gente non ne ha sempre consapevolezza, le nuove tecnologie hanno già un’influenza enorme sulla nostra vita, e in futuro non farà che crescere. Sono comparsi concetti nuovi, come quello di globalizzazione: nel mondo digitale nessuno può chiamarsi fuori, ciò che accade in una parte del mondo ha ripercussioni ovunque. Ecco, MediaMente ha tentato di raccontare questa svolta, con i suoi lati positvi, ma anche con i nuovi scenari e i nuovi problemi che essa pone”.

Si aspettava un’evoluzione di questa portata?

“Quando mi proposero di condurre MediaMente, Paolo Giaccio, che ora dirige i canali satellitari della Rai e con cui avevo lavorato ai tempi di “Mister Fantasy”, mi consigliò vivamente di accettare. ‘Quello è il futuro’, mi disse. Dagli Stati Uniti arrivavano i primi libri sul mondo delle reti, le prime riviste come Wired e si intuiva che dietro al Web si stava preparando qualcosa di importante. Insomma, una crescita notevole di Internet e ciò che gli sta intorno era prevedibile. Oggi, come ho detto, vediamo che il cambiamento tocca da vicino non solo la comunicazione, ma anche l’economia, la politica, la cultura. E questo, forse, è stata una sorpresa un po’ per tutti”.

Naturalmente la rivoluzione digitale è destinata a cambiare profondamente anche la televisione. Secondo lei come sarà la Tv di domani?

“Probabilmente i contenuti che oggi ci giungono attraverso mezzi diversi si integreranno. E soprattutto si formeranno delle aggregazioni editoriali e pubblicitarie attorno ai vari segmenti di interesse degli utenti. Uno spettatore potrà, per esempio, guardare una partita di calcio e allo stesso tempo leggere anche le biografie dei giocatori o i grafici del loro rendimento. Ma riceverà anche la pubblicità di prodotti sportivi e potrà acquistare i biglietti per le partite della squadra del cuore. Allo stesso modo, chi guarda i telefilm sui bagnini, assieme alle curiosità sugli attori, riceverà gli spot dei costumi da bagno o delle creme solari, informazioni sulle spiagge più in voga e sulle offerte turistiche disponibili”.

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