La scure e la Ricerca

“L’Italia deve puntare con decisione all’incremento della sua intelligenza collettiva e, conseguentemente, a rafforzare e rimotivare il proprio impegno per la ricerca e l’innovazione” si legge nel disegno programmatico del Murst (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica). Ma stiamo veramente puntando verso il rafforzamento della ricerca? Si tratta di una domanda d’obbligo visto che proprio di questi giorni il Parlamento sta discutendo la legge finanziaria, un banco di prova per capire le reali scelte programmatiche del governo. Anche se una valutazione complessiva avrà senso solo quando la legge sarà definitivamente approvata dal Parlamento, può essere utile fare qualche riflessione in corso d’opera.Abbiamo potuto constatare un forte impegno del governo, e particolarmente del Ministro Berlinguer, affinché la pesante scure del risanamento finanziario del paese non cadesse drammaticamente sui finanziamenti del comparto ricerca scientifica e tecnologica. Tuttavia, i dati che circolano in questi giorni prospettano una situazione tutt’altro che rosea. Eccone alcuni. Tagli di circa il 10% ai fondi destinati alla ricerca per il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Asi (Agenzia Spaziale Italiana) e l’Enea (Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente). No al completamento dei finanziamenti per il piano triennale dell’Infm (Istituto Nazionale di Fisica della Materia), già approvato dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Pianificazione Economica), per un taglio complessivo di circa il 25% del budget per il ‘97. No all’analogo completamento dei finanziamenti per il Sincrotrone di Trieste, pari a una riduzione del 16%. No agli aiuti a favore degli Istituti medio-piccoli. Riduzione di circa l’8% degli stanziamenti al Murst destinati alla ricerca (fondi 40%).Cosa dire? C’è solo da sperare che l’assetto definitivo della legge smentisca queste voci di corridoio. A fronte di una situazione finanziaria che si prospetta quantomeno difficile, ci sembra che l’esigenza di scelte programmatiche sui filoni che si ritengono più importanti e produttivi per il paese, e il riassetto dell’apparato di ricerca diventino improrogabili (se non è già troppo tardi). L’impressione, invece, che si fa strada nell’ambiente scientifico, rafforzata da una troppo lunga attesa dei concorsi universitari e dalla persistente difficoltà nel reclutamento dei giovani, è che la soluzione prospettata dal governo sia quella di una lunga apnea per tutto il comparto della ricerca. Non ce ne voglia il Ministro Berlinguer per l’interpretazione pessimistica che abbiamo dato in queste righe sull’orientamento del governo verso un reale impegno per la ricerca e l’innovazione. Interpretazione in parte è dovuta alle aspettative troppo a lungo deluse dalle precedenti amministrazioni e anche, speriamo, da informazioni erronee o incomplete.

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