La sentinella dell’infarto familiare

Individuare i soggetti a rischio di infarto di tipo familiare e di arteriosclerosi precoce oggi è possibile. A provocare la predisposizione nei confronti di queste patologie è infatti una variante del cromosoma 1, la cui presenza concorre a determinare una maggiore reazione infiammatoria e un’alta aggregazione delle piastrine, due dei principali fattori coinvolti nel processo di ostruzione delle coronarie.

La scoperta è stata fatta dall’equipe di Medicina interna del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Verona, diretta da Roberto Corrocher, in collaborazione con il dipartimento di Molecular Cardiology & Cardiovascular Genetics dell’Università di Cleveland negli Stati Uniti, ed è stata resa nota sull’ultimo numero dell’American Journal of Human Genetics.
La ricerca, durata due anni, è stata incentrata sull’analisi e la comparazione di due campioni di persone, in Italia e negli Usa. Lo studio ha portato, così, a individuare nei pazienti affetti da infarto del miocardio dovuto a una eredità genetica e da arteriosclerosi precoce (l’infiammazione cronica delle arterie che si manifesta prima dei 50 anni d’età), la presenza di un’alterazione del cromosoma 1, assente nei casi di infarto non familiare.

Grazie a questa scoperta, sostengono i ricercatori, d’ora in poi sarà possibile comprendere quali soggetti sono maggiormente predisposti e intervenire di conseguenza. “L’infarto del miocardio, familiare o non, è sempre il risultato di un’interazione tra fattori ambientali e corredo genetico dell’individuo”, spiega Corrocher. “La conoscenza del genoma individuale e delle interazioni geni-ambiente permettono già oggi di predisporre terapie farmacologiche individuali”. (l.s.)

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