Il virus della Spagnola, l’epidemia che nel 1918-1919 uccise circa 50 milioni di persone, è più vicino ai virus aviari, responsabili dell’influenza dei polli nel Sud est asiatico, che ai virus umani. Lo conferma la sequenza genetica ricostruita dal gruppo di Jeffery Taubenberger dell’Armed forces Institute of Pathology di Rockville (Usa) e pubblicata questa settimana su Nature e su Science.
Lo studio, avviato nel 1995, si è concluso con la codifica degli ultimi tre geni del patogeno, mostrando una notevole somiglianza tra quest’ultimo e i virus influenzali degli uccelli. Il virus del 1918, infatti, presenta molte mutazioni trovate anche nel Dna dell’H5N1, il principale killer aviario: entrambi hanno provocato serie infezioni senza combinarsi con i patogeni umani, a differenza dei virus delle pandemie del 1957 e del 1968, che prima di diffondersi su scala globale si combinarono con ceppi virali umani.
I risultati dello studio sono importanti per lo sviluppo di vaccini contro la prossima temuta pandemia influenzale. Per capire quali potrebbero essere i bersagli migliori per i farmaci antivirali, alcuni ricercatori, diretti da Terrence Tumpey dei Centers for Desease Control and Prevention (Cdc) statunitensi, hanno ricreato in laboratorio il virus della spagnola, utilizzando gli otto geni che ne compongono la sequenza. Il virus è attualmente custodito presso i Cdc sotto severe norme di sicurezza. (m.r.)
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