Categorie: Spazio

La Stazione spaziale sceglie Linux

Linux al posto di Windows. È questo il cambio di sistema operativo che riguarda alcuni computer portatili presenti sulla Stazione spaziale internazionale (dove, per la fine del mese, è atteso l’arrivo dell’italiano Luca Parmitano, sulla copertina di maggio di Wired). La ragione? Poter contare su un sistema operativo stabile ed efficiente, che dia la possibilità a chi lo usa di avere al tempo stesso supporto tecnico. 

farlo sapere è Keith Chuvala della United Space Alliance, la società che si occupa di gestire i computer della Iss per conto della Nasa, che commentando la decisione ha aggiunto “abbiamo bisogno di un sistema operativo che ci dia la possibilità di controllo in-house. Se abbiamo bisogno di riparare, aggiustare o adattare qualcosa, possiamo farlo”. Secondo ExtremeTech, con questa mossa non ci saranno più computer operati da Windows a bordo della Iss. 

A essere interessati sono i laptop parte della OpsLAN, una rete a bordo della Stazione spaziale che gli astronauti usano per gestire attività quotidiane, quali rintracciare la loro posizione, seguire gli esperimenti e controllare quel che è presente o meno in magazzino. E magari anche registrare il primo videoclip nello Spazio, come ha fatto Chris Hadfield. L’arrivo nella Iss di Linux non è una novità assoluta, come racconta ZDNet. In passato infatti sono sbarcati sulla stazione anche Red Hat Scientific Linux, mentre stavolta ad arrivare sulla Iss è il sistema operativo Debian 6. A fornire la formazione ai tecnici e astronauti e cosmonauti alle prese con Linux sarà anche la stessa Linux Foundation, che ha messo a disposizione, fa sapere, due corsi specificatamente pensati per il team spaziale, con l’Introduction to Linux for Developers e il Developing Applications For Linux

I laptop modificati vanno così a far compagnia anche Robonaut 2, il robot umanoide supportato daLinux a bordo della Stazione spaziale internazionale dal 2011, per il quale è previsto un aggiornamento a breve. Il robot per ora infatti è dotato solo di torace e braccia anche se sono in fase di sviluppo nuove versioni, che aggiungano anche le gambe a Robonaut, così da supportare gli astronauti nella gestione delle loro attività quotidiane e di quelle più rischiose. 

Via: Wired.it

Credits immagine: Nasa via Wikipedia

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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