La tazzina per sorseggiare il caffè nello Spazio

    Se sulla Terra sorseggiare un buon caffè espresso è un gesto estremamente facile (ed indispensabile per la maggior parte degli italiani), in assenza di gravità diventa molto complicato.

    Samantha Cristoforetti, nel corso della missione Futura, dovrà testare la prima macchinetta del caffè espresso a 400 chilometri di quota (vedi Galileo: “Il caffè espresso anche nello Spazio”). Sarà la prima astronauta a gustare l’ambita bevanda in orbita, ma dovrà accontentarsi di una cannuccia per farlo.

    Per rimediare a questo inconveniente, gli scienziati della Portland State University hanno pensato di progettare una tazza speciale che permetta agli astronauti di sorseggiare caffè espresso (o altre bevande calde e spumeggianti) in ambienti a bassa gravità come farebbero sulla Terra.

    La tazza uscita dai loro laboratori ha una forma assai strana, determinata da modelli matematici, che favorisce il movimento controllato dei liquidi. L’angolo appuntito al centro agisce essenzialmente come uno stoppino, e si sfrutta la tensione superficiale del liquido affinché venga guidato verso la bocca.

    Sembra abbastanza semplice, ma la progettazione di una tazza per lo Spazio richiede una profonda comprensione del movimento dei fluidi a bassa gravitàMark Weislogel, il professore di ingegneria meccanica che sta conducendo la ricerca, e il suo team hanno iniziato a lavorare al progetto dopo che l’Italia ha annunciato che avrebbe inviato una macchina per il caffè espresso per la Stazione spaziale internazionale. Il risultato è una evoluzione di un modello creato nel 2008 dall’astronauta Donald Pettit, come racconta Wired.com.

    Ora che l’Iss ha una stampante 3-D a bordo, Weislogel ritiene che un progetto come questo possa anche servire a risparmiare volumi e pesi sul veicolo spaziale.

    Le tazze sono ancora in fase di test e produrle costa ben 500 dollari a stampa, ma sarà un prezzo relativamente piccolo da pagare per ottenere, in modo anche piacevole, un po’ di dati tecnici e scientifici.

    Riferimenti:Portland State UniversityNasa.

    Credits immagine: Portland State University

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