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L’acqua era quasi ovunque

L’acqua era praticamente dappertutto. Marte ospitava veri e propri bacini idrografici e la rete idrica sotterranea e superficiale ha profondamente modificato e diversificato i sedimenti del pianeta, tra 4,6 e 3,8 miliardi di anni fa.

Più che di una novità, ovviamente, si tratta di una conferma. Che arriva dall’analisi dei dati del Compact Reconnaissance Imaging (Crism), uno spettrometro con alto potere risolutivo, pubblicata su Nature. Nel 2005 la sonda Omega (Observatoire pour la Mineralogie, L’Eau, les Glaces et l’Activité) aveva identificato per la prima volta strati di fillosilicati, minerali argillosi che si formano in condizioni di alto pH e abbondanza di acqua. Ora, i ricercatori di 14 istituzioni, guidati da John Mustard dell’Università statunitense di Brown, hanno però individuato molte diverse tipologie di fillosilicati rispetto a quante descritte nei precedenti studi. Sono abbondanti le caoliniti, le cloriti, le muscoviti, e soprattutto le nontroniti e le saponiti. Si tratta di idrosilicati che contengono ferro, alluminio magnesio, potassio, sodio, e fluoro ed è stata identificata anche una nuova classe di silicati idrati.

Lo studio si è concentrato su formazioni geologiche “a delta”, presenti soprattutto nel cratere Jezero e si tratta della prima volta che silicati idrati vengono identificati in sedimenti che, per la loro morfologia, sono stati chiaramente formati dall’acqua allo stato liquido. Il team ha scoperto migliaia di depositi di fillosilicati dentro e intorno ai crateri. L’ultimo campione suggerisce che l’acqua fosse presente 4-5 chilometri al di sotto dell’antica superfice di Marte. Le collisioni che hanno causato i crateri avrebbero scavato nel sottosuolo strati di minerali che sono poi emersi creando caratteristiche cime. La presenza dei fillosilicati ci dice qualcosa in più anche sulle condizioni ambientali del giovane Pianeta Rosso: questi minerali infatti si formano a “basse” temperature (tra i 100 e i 200 gradi centigradi circa). Secondo Mustard infatti, allora Marte non sarebbe stato un “caldo, bollente calderone”, ma più favorevole alla vita di quanto non sia ora.

In uno studio complementare pubblicato il 2 giugno su Nature Geoscience, sono stati analizzati i depositi sedimentari di due delta che avevano formato un antico lago nel cratere Jazero. I delta suggeriscono l’attività di fiumi che hanno trasportato i materiali argillosi per un’area di circa 15mila chilometri quadrati: “In questa regione l’acqua non solo aveva la forza di erodere le rocce”, ha riferito Bethany Ehlmann, dottorando presso l’Università di Brown che aveva coordinato lo studio, “ma ce n’era abbastanza per scorrere in letti fluviali, trasportare argilla, sfociare in laghi e formare delta. In cui non è escluso di poter trovare sostanze organiche” . (f.g.)

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