Lambrusco e hi-tech

“Il rischio è quello di rimanere fuori dall’Europa. Già le nostre imprese non brillano per contenuto tecnologico, se poi si decide di non farle collaborare con la ricerca allora rimarremo fuori dal processo di innovazione che stanno vivendo gli altri paesi del Vecchio Continente”. Leda Bologni, responsabile di Dipartimento di Aster, consorzio tra Regione Emilia-Romagna, Università, Enti di Ricerca (Enea e Cnr, per esempio) e Imprese, per promuovere la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico in Emilia Romagna, non ha dubbi: bisogna obbligare imprese e università a collaborare; solo così potremo essere competitivi con il resto d’Europa e del mondo. E l’Emilia Romagna, in questo, senso è un fiore all’occhiello per l’Italia. È, infatti, l’unica regione ad avere una legge specifica per la “Promozione di un sistema regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico” (Prriitt). Che già sta dando i suoi frutti. Secondo un rapporto presentato recentemente per il primo anno dall’attuazione del Prriitt, infatti, il tessuto industriale sta iniziando a giovarsi delle politiche regionali: 26 imprese sono state già cofinanziate (di cui 16 ancora da costituire), per un contributo complessivo di un milione di euro. Lo scorso 18 marzo, poi, la stessa Bologni ha illustrato l’attività di Aster, che insieme a partner francesi e britannici, sta “esportando” il modello emiliano-romagnolo grazie al progetto finanziato dalla Commissione Europea Neks (Network Knowledge Sharing and Cluster Development). In quell’occasione abbiamo incontrato Bologni. Dottoressa Bologni, quali sono i risultati più significativi di questo primo anno di Prriitt?”Senza dubbio la nascita dei primi laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico (24 in tutto con 600 giovani ricercatori impegnati, ndr.). Queste strutture sono consorzi tra università e aziende in cui si fa ricerca applicata. In pratica, un passo prima degli spin-off, dove si mette in pratica la ricerca universitaria. Qui invece la ricerca si fa. Poi c’è un altro aspetto fondamentale del Prriitt”.Quale?”I centri per l’innovazione (20 i progetti ammessi al contributo regionale, ndr.), che lavorano a valle dei laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico. A guidarli sono infatti le associazioni di imprese che hanno il compito di diffondere e portare alle aziende i risultati degli studi condotti nei laboratori”.In tutto questo qual è il ruolo di Aster?”La nostra missione è quella di coordinare la rete di tutte queste strutture che stanno nascendo”. E ce ne sono tanti: al momento 55, distribuiti su tutto il territorio regionale. Si occupano un po’ di tutto: dall’alta tecnologia meccanica (del distretto Hi-Mech) all’ambiente, dall’agroalimentare all’edilizia, dall’energia fino all’informatica. In totale entro pochi anni la politica in questo campo dell’Emilia Romagna dovrebbero nascere 200 nuove imprese e 1.500 nuovi posti di lavoro (in azienda o all’università) per i ricercatori.Quali sono le difficoltà che ogni giorno incontrate maggiormente?”Far andare d’accordo tutti. Gli interessi sono diversi e sia le università che le imprese hanno la tendenza a non collaborare. Invece bisogna avere come modello l’Europa dove ormai non si fa più niente da soli. In particolare le aziende devono capire che senza ricerca non si va da nessuna parte. Anzi, occorre condividere i risultati degli studi, così da creare un tessuto industriale forte e competitivo”.

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