L’apparenza conta

Obama o McCain? Non sappiamo ancora chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, ma un dato è certo: buona parte degli elettori sceglierà chi votare in base all’aspetto fisico del candidato. E, sulle loro preferenze, peseranno molto più le impressioni negative che quelle positive. Lo rivelano due studi indipendenti condotti dal California Institute of Technology (Caltech), dallo Scripps College, dalla Princeton University e dall’Università dell’Iowa.

Michael Spezio, prima firma di una delle ricerche apparse su “Social Cognitive and Affective Neuroscience”, ha misurato l’attività cerebrale di due gruppi di volontari per valutare le reazioni alla vista dei volti di candidati di elezioni passate (2002, 2004 o 2006). Ai volontari sono state mostrate coppie di foto di politici rivali mentre erano collegati a uno scanner a risonanza magnetica funzionale (fMRI), al fine di valutare le reazioni emotive alla vista dei volti dei candidati. Nessuno dei soggetti sottoposti ai test conosceva la storia personale o l’esito delle elezioni a cui i politici mostrati nelle foto avevano partecipato.

Le scansioni hanno evidenziato una maggiore attività dell’insula (una zona del cervello comunemente usata in neurofisiologia per rilevare le emozioni) alla vista del politico sconfitto e dai risultati è emerso che, dei tratti somatici di un candidato, pesano più gli aspetti negativi che quelli rassicuranti e accattivanti. In poche parole, i volti ritenuti più “minacciosi” perdono le elezioni.

Secondo gli studiosi, statisticamente questi risultati vanno considerati con la dovuta cautela in quanto l’aspetto fisico non è certamente l’unico fattore in gioco nelle scelte dell’elettorato. Ma è presumibile che le impressioni abbiano un’influenza maggiore quando l’elettore ha poche informazioni sulla persona che deve votare. (s.s.)

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