Categorie: Società

L’arte di fare la città

Charles Landry
City making
Codice Edizioni 2009, pp. 524, euro 37,00

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La dimensione urbana è ovunque: ormai la maggior parte della popolazione mondiale si trova a vivere in agglomerati urbani, e gli effetti si fanno sentire su scala molto più vasta di quella delle città stesse. La città è un sistema complesso di valori, strutture e infrastrutture, un tutto interconnesso in cui il fasi agglomerato urbano diventa l’essenza stessa dell’insediamento. Charles Landry utilizza una metafora informatica: la città è un calcolatore, con hardware e software. Una scatola rigida, le infrastrutture, che contiene una serie di componenti morbide, il flusso emotivo delle reti relazionali e non solo. Nel momento in cui si vuole realizzare la città è impossibile scindere le due parti. L’hardware senza software non funziona, e le componenti morbide possono plasmare quelle rigide: la macchina può essere utilizzata con diversi sistemi operativi, e questa scelta ne cambia l’aspetto.

Nella visione di Landry emerge il ruolo importante del cittadino, un artigiano creativo impiegato in un laboratorio di “technè”, la città. Vengono evidenziati il ruolo creativo e le doti artistiche del cittadino. La cultura è connessa ai compimenti umani, quindi l’analisi culturale è il mezzo per produrre narrazioni sul mondo. Bellezza, amore, felicità, emozione, passione, sono i termini che Landry vuole inserire nella sua analisi, contrapponendoli ai più tradizionali “circonvallazione”, “esito territoriale”, “struttura di piano”. L’arte del city making coinvolge tutte le arti, poiché da sole quelle fisiche non bastano a fare un luogo o una città.

“City making” è un appello a inoltrarsi in un nuovo spirito dei tempi, che sappia guardare a tutto tondo, che sappia vedere il dettaglio e contemporaneamente il quadro d’insieme. Nelle oltre 500 pagine, Landry usa strumenti retorici diversificati: evocazioni, metafore, argomentazioni stringenti, concetti esemplificativi, con un ritmo sempre vario. Il lettore non avrà dunque difficoltà a usare il testo in modo non lineare, passando da un capitolo all’altro senza perdere l’unitarietà del discorso.

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