Latte materno, fonte di staminali?

Il latte materno è una fonte incredibile di grassi, proteine, carboidrati, fattori in grado di stimolare al meglio il sistema immunitario del neonato e, a quanto pare, anche di cellule staminali. Non parliamo di qualche decina. Sono milioni, forse miliardi, quelle che ogni giorno passerebbero dalla mamma al bambino, con le poppate. Staminali adulte, ovviamente, ma pluripotenti: in grado, cioè, di dare origine ad altre cellule di diverso “tipo”, come quelle del grasso, delle ossa, del fegato per produrre albumina o del pancreas per produrre insulina. E persino del cervello. Lo afferma Foteini Hassiotou, una ricercatrice greca che qualche anno fa si è trasferita alla University of Western Australia proprio per studiare le cellule staminali del latte. Qui, infatti, nel 2008, erano state osservate per la prima volta da Peter Hartmann e dal suo Human Lactation Research Group. Hassiotou si è unita al team e ha portato avanti le ricerche su queste cellule, i cui ultimi risultati sono stati pubblicati su Stem Cells e discussi lo scorso 12 aprile a Vienna, al 8th International Breastfeeding and Lactation Symposium.

L’origine di almeno alcune di queste cellule sarebbe il tessuto epiteliale della mammella, ma sui fattori che le attivano, sul loro possibile ruolo nei neonati e su una loro applicazione nella medicina rigenerativa, per ora si sono fatte solo ipotesi. Per Hassiotou il latte materno potrebbe davvero essere una nuova fonte di staminali da testare nella clinica, per di più con caratteristiche molto simili a quelle embrionali: nello studio apparso su Stem Cells, si è osservato che queste cellule esprimono importanti geni del cosiddetto “compartimento auto-rigenerativo”, tipici proprio delle embrionali.

Lasciando da parte le speculazioni, cominciamo da ciò che è stato effettivamente osservato: il latte può essere davvero una miniera, e magari anche ricca, di staminali adulte multipotenti? Per Lorenza Lazzari, Responsabile Ricerca e Sviluppo della Cell Factory dell’IRCCS Ca’Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, una delle officine farmaceutiche italiane autorizzate che “produce” cellule staminali per uso clinico, è decisamente plausibile. “Nel 2008, insieme al Stem Cell Research Center del Children’s Hospital di Pittsburgh, abbiamo cercato di capire da dove originassero tutte le cellule staminali mesenchimali nell’essere umano – spiega Lazzari, che è anche membro del board scientifico della rivista Stem Cells – e abbiamo dimostrato che la loro origine è nei capillari. Questo ha un senso: ormai sappiamo che ci sono cellule staminali mesenchimali in tutti i tessuti, e in comune hanno il fatto di essere tutti irrorati dai piccoli vasi sanguigni”. Se pensiamo a un organo come la mammella, dunque, molto vascolarizzato durante l’allattamento e sottoposto allo stress meccanico della suzione, è verosimile che anche il latte possa contenere una certa percentuale di cellule staminali.

Le mesenchimali sono uno dei due tipi di cellule staminali adulte presenti nell’essere umano. Le altre sono le ematopoietiche e si trovano, per esempio, nel sangue del cordone ombelicale, una fonte ormai considerata una valida alternativa al midollo osseo nei trapianti onco-ematologici (il midollo osseo è ricchissimo di staminali, la cui quantità, però, diminuisce molto con l’avanzare dell’età). Queste cellule sono unipotenti: danno cioè origine solo a cellule del sangue o, in piccola percentuale, al tessuto endoteliale. Le staminali mesenchimali, invece, si possono differenziare in diversi tessuti. “Sono in corso studi sulla differenziazione delle cellule staminali mesenchimali del tessuto adiposo, della polpa dei denti, del liquido amniotico, della placenta, del sangue placentare, per citare solo alcune sorgenti – continua la ricercatrice – ed è quindi probabile che anche le staminali del latte materno possano essere differenziate in altri tipi cellulari. Non è detto, però, che l’applicazione clinica sia una reale possibilità”. Il latte è infatti molto semplice da ottenere, ma, come ricorda Lazzari, esistono fonti ancora più semplici e forse più ricche di cellule staminali come il sangue placentare e il tessuto adiposo”.

Credits immagine: Ania i Artur Nowaccy/Flickr

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