Le antiche fonti della Città Santa

E’ un nuovo, importante tassello della storia di Gerusalemme, quello che gli archeologi israeliani Ronny Reich e Eli Shukrun hanno aggiunto al grande e complicato puzzle della Città Santa. Fino ad oggi, infatti, si era sempre pensato che tremila anni fa l’antica Gerusalemme fosse una città piccola e poco evoluta, e che avesse subito un rapido processo di civilizzazione con l’arrivo degli ebrei guidati dal re Davide. Ma a screditare questa ipotesi è giunta ora la scoperta di un sofisticato sistema idrico, protetto da due torri massicce facenti parte di un sistema di fortificazione che proteggeva l’unica fonte d’acqua della città. La rete sarebbe stata costruita intorno al 1800 avanti Cristo, durante il periodo canaanita, e dunque prima della conquista ebraica. Questa almeno è l’ipotesi che gli archeologi dell’”Autorità israeliana per le antichità” hanno esposto la scorsa settimana in una conferenza stampa.

Gli studiosi che da mesi scavavano nell’area della zona chiamata “Sorgente di Gihon” nella “Cittadella di Davide” – chiamata oggi in arabo Silwan – hanno trovato nuovi reperti che sovvertono il quadro storico e archeologico della città antica. Una parte del sistema idrico sotterraneo era stato già scoperto nel secolo scorso dall’archeologo britannico Charles Warren. Ma secondo gli archeologi israeliani la datazione della costruzione è stata condotta con poca attenzione e molta fretta. Solo adesso, scavando e liberando l’ultimo tratto del passaggio sotterraneo, ostruito da sassi e terra, è stato possibile ridatare l’antico sistema idrico, uno dei più importanti della regione.

La scoperta proverebbe che ai tempi dei canaaniti Gerusalemme era abitata da almeno tremila persone, un numero notevole per una città dell’epoca. In quel periodo, il territorio urbano cominciava fuori da quelle che oggi sono le vecchie mura, e scendeva a valle, verso quello che oggi è il quartiere arabo di Gerusalemme est, una delle aree contese tra arabi e israeliani. Spesso chi reclama il diritto di insediamento nei diversi quartieri, cerca prove nelle radici storiche della città. E la teoria esposta da Reich e Shukrun rischia non solo di generare polemiche tra gli studiosi, ma anche di avere conseguenze a livello politico: l’ala più conservatrice del governo di Benjamin Netanyahu, infatti, tende a screditare le teorie che danno importanza al ruolo svolto da altre popolazioni nella storia millenaria di Gerusalemme. Non solo. La tesi sostenuta dall’”Autorità israeliana per le antichità” è destinata a incontrare anche le resistenze degli archeologi-biblisti, che scavano sulla base del racconto della Bibbia e che individuano il momento di massima espansione della città proprio nel periodo della conquista di Davide. Ora il ritrovamento di Reich e Shukrun potrebbe far vacillare anche questa certezza.

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