Le onde cerebrali possono rivelare i nostri segreti più profondi

Credits: Tim Sheerman-Chase/Flickr
Credits: Tim Sheerman-Chase/Flickr
(Credits: Tim Sheerman-Chase/Flickr)

Le onde cerebrali possono rivelare molte più informazioni di quanto si possa immaginare, e soprattutto desiderare. Attraverso un elettroencefalogramma (Eeg), infatti, è possibile carpire anche informazioni personali molto sensibili, come ad esempio la dipendenza dall’alcol. È quanto ha dimostrato una ricerca della Texas Tech University, i cui risultati sono stati presentati all’ottava IEEE International Conference on Biometrics.

A realizzare l’esperimento sono stati due ricercatori che si occupano di cybersicurezza, Abdul Serwadda e Richard Matovu, che hanno testato due sistemi di autenticazione basati su Eeg per sondarne i possibili rischi per la privacy, cercando di identificare informazioni personali da scansioni cerebrali anonime. Per prima cosa, i ricercatori hanno creato un sistema di machine learning, e lo hanno addestrato utilizzando un set di scansioni di onde cerebrali provenienti da un gruppo di alcolisti e non alcolisti. Al termine dell’addestramento hanno quindi sottoposto un nuovo set di scansioni al programma, chiedendogli di identificare, all’interno di un gruppo di volontari, quali potessero avere problemi di dipendenza dall’alcol. E senza aiuti da parte dei ricercatori, il sistema è riuscito a identificare con precisione il 25% degli alcolisti nel nuovo campione.

“Non siamo rimasti sorpresi – ha precisato Serwadda – perché sappiamo che il segnale cerebrale è molto ricco di informazioni”. Tuttavia, per il ricercatore si tratta di una conferma dei pericoli legati a queste tecnologie, specie per quanto riguarda la privacy. Questi sistemi, infatti, sono capaci di dedurre molte informazioni sulle persone. E non solo rispetto all’uso di alcol, ma ad esempio anche riguardo alle difficoltà di apprendimento, alle malattie mentali e a molti altri dati sensibili. “Immaginate se queste informazioni fossero rese pubbliche e le compagnie di assicurazione ne venissero a conoscenza”, ha continuato Serwadda. “Sarebbe terribile”. Per questo il ricercatore spera che in futuro lo sviluppo di tali sistemi non punti solamente a migliorarne la precisione, ma anche a ridurre il rischio di violazioni della privacy.

1 commento

  1. Sarebbe stato utile sapere e/o precisare se il risultato del 25% è stato
    “depurato” dalla casualità (risultato – probabilità di azzeccare
    tirando a caso). Comunque azzeccare il 25% delle volte significa cannare
    il 75%, quindi la probabilità di falsi negativi è alta e non è 0
    neanche la probabilità di falsi positivi! Senza ulteriori precisazioni
    non mi sembra un risultato entusiasmante!

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