Le scelte di Obama, il disarmo è più lontano

Il 14 gennaio 2013 il Science and Security Board del Bulletin of Atomic Scientists ha lasciato il Doomsday clock sui 5 minuti prima della mezzanotte, una posizione sulla quale era stato spostato, dai 6 minuti prima della mezzanotte, nel gennaio 2012. Come è noto il Doomsday Clock è un orologio ideale introdotto dalla rivista nel 1947 per indicare la vicinanza dell’umanità ad una qualche catastrofica distruzione – la mezzanotte – sulla base di un esame dei mezzi che gli uomini potrebbero usare per distruggersi: prima di tutto, ma non solo, le armi nucleari. Cinque minuti prima della mezzanotte non è la situazione più vicina alla catastrofe che si è registrata dal 1947: con vari alti e bassi, negli anni ’80 l’orologio è arrivato fino a 3 minuti, e negli anni ’50 addirittura a 2 minuti. Tuttavia è significativo osservare che negli ultimi 22 anni, dai 17 minuti a mezzanotte segnati nel 1991 nell’euforia della fine della guerra fredda, l’orologio praticamente non ha cessato di avanzare: 14 minuti nel 1995; 9 minuti nel 1998; 7 minuti nel 2002; 5 minuti nel 2007; 6 minuti nel 2010, e nuovamente 5 minuti nel 2012.

Le date ovviamente sono significative: in particolare l’unico arretramento di un minuto nel 2010 è chiaramente legato all’arrivo sulla scena politica del presidente americano Obama (entrato in carica per il primo mandato nel gennaio 2009) e alla sua quasi immediata presa di posizione in favore di una eliminazione totale delle armi nucleari. Dato il clima di speranze suscitato da queste dichiarazioni, sottolineate anche dall’attribuzione del Premio Nobel per la Pace nel dicembre 2009, non è quindi sorprendente che nel 2010 il Bulletin abbia deciso di spostare un po’ indietro l’orologio stimando che “siamo ormai nella posizione di poter flettere l’arco della storia verso un mondo libero da armi nucleari“. L’8 aprile 2010 USA e Russia hanno anche firmato il New START (entrato in vigore nel 2011 con scadenza prevista nel 2021 e possibilità di rinnovo), un trattato di riduzione delle armi nucleari che prevede di portare in sette anni dall’entrata in vigore il numero di testate schierate dalle due parti sotto la soglia di 1.550, limitando corrispondentemente anche il numero di missili intercontinentali, di sottomarini e di bombardieri. Eppure nel 2012 l’orologio del Bulletin è stato nuovamente riportato avanti a 5 minuti prima della mezzanotte, un avanzamento che – come dicevamo – è stato anche recentemente confermato per il 2013. Sembra evidente quindi che si è instaurato un clima di preoccupazione che ha indotto il Science and Security Board ad adottare una posizione quanto meno prudente nei confronti dei futuri sviluppi.

Le motivazioni del Board sono articolate e non si riferiscono solo al pericolo presentato dalle armi nucleari, anche se queste restano pur sempre la prima preoccupazione. Nel 2012 veniva infatti osservato che “le sfide per liberare il mondo dalle armi nucleari, per imbrigliare l’energia atomica e per affrontare i quasi inevitabili sconvolgimenti dovuti al riscaldamento globale sono multiformi e interconnesse. Di fronte a problemi così complessi, è difficile scorgere dove possa essere trovata la capacità di affrontare queste prove.” Argomentazioni più dettagliate e aggiornate sono però contenute in una lettera aperta del Bulletin al Presidente Obama del 14 gennaio di quest’anno: in essa tra l’altro si legge che il 2012 “è stato un anno di occasioni perdute per ridurre gli arsenali nucleari, per diminuire l’immediatezza della distruzione derivante dai missili in stato di allerta, e per controllare la diffusione di materiali fissili e tenere sotto controllo il terrorismo nucleare“. La lettera riconosce i risultati raggiunti dall’Amministrazione, ma tenendo conto degli impegni dichiarati nel discorso di Praga del 5 aprile 2009 sulla riduzione del ruolo delle armi nucleari nella strategia di sicurezza, nota che “quattro anni dopo quel lungimirante discorso vediamo sì dei progressi, ma vediamo anche quanto resta da fare”. In particolare i limiti imposti dal New START sono giudicati insufficienti, mentre un’efficace riduzione del ruolo delle armi nucleari e un significativo impegno nei confronti dell’Articolo VI del NPT (Non-Proliferation Treaty) richiederebbero una riduzione ben al di sotto delle 1.000 testate schierate, un drastico ridimensionamento di quelle in riserva e una eliminazione totale di quelle tattiche (comprese quelle ancora schierate in Europa). Anche la cosiddetta Triade (di missili, sottomarini e bombardieri) viene considerata una costosa e obsoleta eredità della guerra fredda che dovrebbe essere radicalmente ristrutturata. Infine l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari passa anche attraverso la riduzione e la messa in sicurezza dei materiali fissili per uso civile e militare: si stima infatti che ci siano oggi in circolazione circa 1.440 tonnellate di HEU (Highly Enriched Uranium) e 495 tonnellate di plutonio separato, e gli USA dovrebbero quantomeno proporre una moratoria sulla produzione di materiali fissili per usi militari.

Credits immagine: Viamoi/Flickr

L’articolo completo verrà pubblicato sul numero di giugno 2013 di Sapere. Ecco come acquistare una copia della rivista o abbonarsi on line.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here