Categorie: Spazio

L’enigma dei sistema a due Soli

Quando Luke Skywalker, il protagonista della saga di Guerre Stellari, viveva sul suo pianeta Tatooine poteva godersi lo spettacolo del sorgere e del tramontare di ben due Soli. Oggi, a 20 anni dall’uscita del film di George Lucas, due astronomi dell’università delle Hawaii annunciano che pianeti orbitanti attorno a stelle doppie potrebbero esistere davvero. I due ricercatori, Paul Kalas e David Jewitt, hanno pubblicato sull’ultimo numero della rivista britannica Nature i risultati delle loro osservazioni su quello che sembra proprio essere un disco di polveri e gas che circonda una stella doppia, la BD+31°643. E l’esistenza di un disco circumstellare di polveri è un indizio della possibile presenza di oggetti più grandi: i planetesimali, quei “mattoni” che darebbero il via alla formazione dei pianeti, o addirittura pianeti già formati.La maggior parte delle simulazioni al calcolatore mostra che la formazione di dischi circumstellari è un fenomeno comune nelle prime fasi di vita di una stella. Ma via via che l’astro si avvicina alla sequenza principale, cioè alla fase più lunga della sua vita luminosa in cui l’energia sprigionata dalla fusione nucleare dell’idrogeno impedisce che la stella continui a contrarsi per effetto dell’attrazione gravitazionale, i segni della presenza del disco si indeboliscono. La maggior parte delle stelle di sequenza principale non è circondata da alcun disco. Ma vi è una notevole, e fino a oggi unica, eccezione: il grande disco circumstellare osservato nel 1984 attorno a ß-Pictoris. Se le osservazioni di Kalas e Jewitt saranno confermate, i nuovi dati potranno aggiungersi a quelli ottenuti dallo studio di ß-Pictoris, e dare nuovo impulso alle ricerche sulla formazione dei sistemi planetari.Il disco osservato dai due astronomi presenta anche altre caratteristiche piuttosto interessanti. Innanzi tutto BD+31°643 è un sistema di due stelle entrambe più grandi di ß-Pictoris (circa 5 masse solari contro 1,5) e probabilmente più giovani. Ma ancora più notevole è che dal colore del disco è possibile stimare la dimensione media dei grani di polvere che lo compongono: un decimillesimo di millimetro. Se polveri tanto minute si fossero formate alla nascita dell’astro, avrebbero dovuto essere spazzate via dall’energia della radiazione stellare, che supera di gran lunga la forza dell’attrazione gravitazionale. Invece Kalas e Jewitt suggeriscono che le polveri vengano continuamente formate dall’erosione di corpi più grandi: planetesimali o addirittura pianeti. Se l’ipotesi fosse corretta, significherebbe che sistemi planetari possono formarsi anche attorno a stelle doppie.”Sarebbe la prima volta che viene osservato un sistema di questo genere”, afferma Margherita Hack, astronoma dell’università di Trieste. “Si è sempre pensato che il campo gravitazionale generato da una stella doppia avrebbe reso molto improbabile la formazione di un sistema planetario e che, comunque, l’orbita di questi eventuali pianeti sarebbe stata molto irregolare. Un’osservazione come quella pubblicata su Nature potrebbe essere un risultato davvero interessante”. Insomma, il disco di polveri e gas che circonda BD+31°643 promette di aprire un nuovo capitolo per quanti studiano la nascita dei sistemi planetari e tenere occupati gli astronomi che si occupano di questo settore per i prossimi 10 anni.

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