L’eterna giovinezza in laboratorio

Quello che non è riuscito a maghi e imbroglioni, forse riuscirà ai novelli “stregoni” della biologia molecolare: l’elisir di eterna giovinezza. Cellule che non invecchiano, capaci di riprodursi all’infinito. Due ricercatori statunitensi dell’Università del Texas, Woodring Wright e Jerry Shay del Southwestern Medical Center di Dallas, dopo un ventennio dedicato a queste ricerche, hanno isolato il gene responsabile della produzione dell’enzima telomerasi.

Questo enzima ha la proprietà di ricostituire i telomeri, le porzioni di Dna non codificante, cioè che non portano informazioni genetiche, poste alla fine di ogni cromosoma. Come i lacci delle scarpe hanno una piccola protezione di plastica per impedire che si rovinino ogni volta che facciamo un nodo o lo sciogliamo, così i telomeri proteggono il cromosoma durante la divisione cellulare. A ogni duplicazione la cellula costruisce una copia del suo patrimonio genetico ma nel processo si perdono alcune coppie di basi agli estremi della catena di Dna. I telomeri si accorciano progressivamente, fino ad arrivare al punto in cui il Dna risulta non più protetto e quindi la cellula non riesce a riprodursi correttamente: è l’invecchiamento, a cui fa seguito la morte. Ecco perché l’accorciamento dei telomeri è visto come un vero e proprio orologio biologico, che conta il numero di volte in cui una cellula si è divisa e determina quando la replicazione deve interrompersi.

Il rivoluzionario lavoro dei due ricercatori statunitensi ha mostrato che manipolando la lunghezza dei telomeri è possibile allungare la vita media delle cellule umane e moltiplicare la loro capacità di riprodursi. Inserendo in alcune cellule del tessuto cutaneo o cardiovascolare il gene che codifica per l’enzima telomerasi, si è assistito a una proliferazione di cellule apparentemente immortali: si sono riprodotte circa quaranta volte di più delle cellule non trattate. L’enzima infatti riesce a ricostruire i telomeri che inevitabilmente si degradano a ogni successiva duplicazione, prevenendo in questo modo l’invecchiamento della cellula.

Nonostante il miraggio dell’eterna giovinezza sia sicuramente l’aspetto più affascinante e accattivante di questa ricerca, probabilmente le prime applicazioni si avranno in campo oncologico. L’accorciamento progressivo dei telomeri è infatti alterato nelle cellule cancerose che si riproducono indefinitamente: nell’85% dei tumori umani esaminati è stata rilevata la presenza dell’enzima telomerasi. Shay e Wright ipotizzano quindi che inibendo l’attività di questo enzima si potrebbero costringere le cellule malate a invecchiare e morire, interrompendo così la loro micidiale proliferazione. Nuovi farmaci capaci di accelerare, anziché ritardare, l’invecchiamento cellulare potrebbero insomma rappresentare una potente arma per sconfiggere il cancro.

Ma molti altri sono i risvolti che questa scoperta può avere sulla nostra salute. La tecnica potrebbe essere usata per accelerare la moltiplicazione delle cellule in caso di trapianto di midollo osseo, oppure per aiutare la ricostruzione della retina, o ancora per combattere alcune malattie della pelle o dell’apparato cardiovascolare. Questo spiega perché non appena la notizia è trapelata fuori dall’ambiente scientifico, prima ancora della pubblicazione sulla rivista Science, sia entrato in agitazione anche il mercato finanziario. Le azioni della compagnia biotecnologica “Geron” di Silicon Valley, con cui collaborano i due ricercatori statunitensi, hanno avuto un vero e proprio boom. Addirittura sono state interrotte le contrattazioni in borsa e alla ripresa la società aveva guadagnato circa il 44 per cento.

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