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Lampade abbronzanti pericolose come le sigarette

Nell’ormai lontano 1964 le autorità sanitarie americane rilasciarono una comunicazione ufficiale con la quale si affermava che esisteva una relazione di causa effetto tra il fumo di sigaretta e il tumore al polmone. Ora l’Università del Colorado ha pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine un articolo in cui si elencano gli otto motivi che dovrebbero spingere a rilasciare una dichiarazione analoga anche per quanto riguarda le lampade abbronzanti e il melanoma, un pericoloso cancro della pelle.

Il tumore della pelle, in generale, rappresenta la più comune forma di cancro. Il melanoma, tra tutte le forme possibili, mette a serio rischio la vita dei pazienti, in quanto accompagnato da alte percentuali di recidiva e mortalità. Nei soli Stati Uniti, nel 2014, le nuove diagnosi sono state circa 76.100, con quasi 10.000 decessi. Secondo un’indagine condotta nel 2013, le lampade UV sono state usate dal 12,8 per cento dei giovani in età scolastica, con le ragazze (20,2 per cento) a prevalere sui ragazzi 5,3 per cento).

Nel nostro Paese l’incidenza del melanoma, secondo i dati riportati dall’ultima versione del registro pubblicato dall’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), è in costante ascesa. Le stime per il 2014 parlano di circa 11.000 nuovi casi, con una lieve preponderanza numerica nei maschi. La prevalenza tra i cittadini italiani è pari a 81.000 persone. Circa 47.000 donne e 34.000 uomini che convivono con una pregressa diagnosi di melanoma.

L’associazione di causa/effetto tra una sostanza o un fattore di rischio e il cancro è basata sull’analisi di nove criteri. Sia il fumo di sigaretta che l’esposizione a lampade UV soddisfano otto di questi punti. Vediamo quali.

Valore dell’associazione
Secondo i dati raccolti in una metanalisi condotta da Robert P. Dellavalle dell’Università del Colorado e prima firma dello studio, l’uso dei lettini abbronzanti o delle lampade facciali aumenta di circa il 16 per cento il rischio di sviluppare un melanoma, rispetto alla popolazione generale. Un dato molto rilevante dal punto di vista dell’epidemiologia.

Solidità dell’associazione
Durante la loro analisi, i ricercatori americani hanno sottolineato che l’abbronzatura artificiale rappresenta un importante fattore di rischio per melanoma a prescindere dalla popolazione o dalla nazionalità dei soggetti presi in esami. I dati rimangono coerenti e costanti in tutti gli studi effettuati su questa materia.

Specificità
Secondo Dellavalle le radiazioni ultraviolette artificiali provocano il cancro con una correlazione di causa effetto stabilita con certezza. In questi casi non sempre è possibile registrare un dato così valido ma le ricerche hanno confermato che esiste.

Nesso temporale
Affinché la certificazione di causa effetto possa essere confermata, ovviamente l’effetto deve essere registrato temporalmente dopo la causa. Ricerche effettuate in maniera rigorosa hanno confermato che il rischio di melanoma aumenta di circa il 16 per cento nelle persone che hanno utilizzato lampade UV rispetto alla popolazione generale.

Gradiente biologico degli effetti
Al pari di un fattore inquinante, anche l’esposizione a lampade UV può essere associato alla misurazione dell’aumento del rischio. Questo tipo di correlazione viene chiamato dose/risposta. I dati confermano che per ogni anno in cui ci si è esposti ad almeno un lettino solare, il rischio di melanoma aumenta dell’1,8 per cento. Come per la prolungata esposizione solare, il rischio aumenta ulteriormente nelle persone con fototipo chiaro, dal momento che la loro pelle è maggiormente sensibile ai danni provocati dai raggi ultravioletti.

Plausibilità 
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e l’Organizzazione mondiale della Sanità hanno inserito da molto tempo l’abbronzatura artificiale tra i fattori di rischio per cancro. Le lampade abbronzanti emettono principalmente raggi UV-A, con una potenza pari fino a volte di quella della luce naturale. Questi sono in grado di penetrare profondamente nel derma e danneggiare il Dna delle cellule, inducendo la trasformazione tumorale.

Coerenza dei dati
Tutte le ricerche effettuate deducono lo stesso risultato: esiste un fattore di diretta correlazione tra l’esposizione a lampade UV e le osservazioni epidemiologiche sulle diagnosi da melanoma.

Controprova sperimentale
Questo è l’unico punto che non viene soddisfatto in pieno. Per motivi etici, infatti, non è possibile chiedere alle persone di sottoporsi a dose massicce di raggi UV e poi confrontare i risultati con un gruppo di controllo. Questo è anche il principale appiglio utilizzato dai produttori di lampade per confutare la reale esistenza di una relazione causale. Gli studi più ampi si limitano a quelli effettuati sugli animali ma tutti quelli condotti hanno confermato il dato.

Analogia
Molti tumori sono percepiti dalla popolazione come provocati da una sfortunata mutazione genetica che predispone la persona a sviluppare un cancro. Tuttavia Dellavalle ha ricordato che è ormai accertato che melanoma e tumore al polmone sono malattie prevenibili, non esponendosi a lampade UV ed evitando di fumare, rispettivamente. Secondo lo scienziato americano è giunto il momento di affermare pubblicamente che “Lettini e lampade abbronzanti provocano il cancro”.

Riferimenti: American Journal of Preventive Medicine DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.amepre.2015.02.006

Credits immagine: Jason Caine/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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