L’influenza che verrà

Sei milioni di italiani a letto: milione più, milione meno, anche quest’inverno l’influenza farà le sue vittime. E sebbene le previsioni siano sempre azzardate, visto che l’andamento varia in funzione delle temperature, si tratterà di una stagione influenzale più “vivace” degli scorsi anni, anche se non quanto quella del 2009, quando la suina imperversò soprattutto sui mezzi di informazione. Nel 2013 bisognerà dunque fare attenzione a tre agenti patogeni: “Oltre al virus A 2010/2011 A/California/7/2009 (H1N1) dell’influenza suina, già presente lo scorso anno e che non è mutato molto, avremo due nuove varianti antigeniche: A/Victoria di sottotipo A (H3N2) e il virus B/Wisconsin”, spiega Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano.

Variano i virus, ma i sintomi saranno gli stessi: febbre superiore ai 38,5 gradi, sintomi respiratori (tosse, scolo nasale, mal di gola) e sintomi sistemici (dolori muscolari o articolari, stanchezza, mal di testa). Solo la presenza contemporanea di questi segnali consente al medico di diagnosticare una vera e propria influenza, anziché una delle tante sindromi respiratorie acute provocate da altri virus e batteri che pure si presentano nella stessa stagione.

Anche questo inverno, probabilmente, le donne si ammaleranno più frequentemente degli uomini, e Sud e Isole saranno più cagionevoli rispetto al Nord e al Centro Italia, come mostra l’indagine condotta da Anifa – l’associazione che riunisce le industrie farmaceutiche dell’automedicazione – su un campione di italiani di età compresa tra i 15 e i 64 anni. La survey, però, fa luce anche sui comportamenti scorretti dei malati. Se è vero, infatti, che quasi il 60 per cento – le donne più degli uomini – ricorre ai farmaci di automedicazione per tenere a bada i sintomi (antipiretici, sedativi e fluidificanti della tosse, antistaminici, colluttori e fermenti lattici), è anche vero che il 34 per cento – gli uomini più delle donne – prende antibiotici al primo rialzo febbrile. Che però contro i virus sono del tutto inefficaci. “Un comportamento scorretto e dannoso, che per di più aggrava la diffusione della antibioticoresistenza”, fa notare Aurelio Sessa, presidente regionale di Simg Lombardia.

Credits immagine: Heliøs/Flickr 

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