L’influenza prende il volo

La paura di volare successiva all’11/9 avrebbe modificato i ritmi annuali dell’epidemia influenzale di stagione, ritardandone l’arrivo di circa due settimane. Per estrapolazione, l’effetto di un ridotto trasporto aereo in caso di pandemia aviaria potrebbe posticiparne la diffusione di almeno un mese. È quanto afferma su Plos Biology un gruppo di scienziati della Harvard Medical School che ha analizzato i dati di mortalità di influenza di 121 città statunitensi.

I risultati suggeriscono una correlazione tra i dati sanitari sulla diffusione delle infezioni e il minor numero di viaggi aerei (circa il 27 per cento in meno) nel periodo immediatamente successivo agli attentati alle Torri Gemelle. Una conclusione rifiutata però da chi in passato era giunto a tesi opposte, modellizzando il problema con metodi statistici. Sin dall’allarme Sars, nel 2003, la comunità scientifica è divisa tra chi sostiene che il principale veicolo delle epidemie siano proprio i Boeing 747, e chi invece ritiene che una diminuzione del traffico aereo sia sostanzialmente inefficace per rallentare l’epidemia, specialmente a confronto con misure di sicurezza come vaccini, farmaci antiretrovirali, isolamento delle persone infette.

I ricercatori di Harvard ora riaprono il dibattito perché, dicono, i dati tra il 1996 e il 2005 mostrano sistematicamente una associazione tra un maggior numero di voli e l’arrivo anticipato dell’influenza stagionale. (a.c.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here