Gli scavi nella caverna di Liang Bua, nell’isola indonesiana di Flores, hanno portato alla luce altri resti fossili di ominidi nani, appartenenti alla controversa specie Homo floresiensis. La scoperta, annunciata su Nature, supporta l’ipotesi già formulata che gli abitanti preistorici dell’isola siano una specie nuova, anteriore a Homo sapiens e separata dalle altre conosciute. Gli antropologi si interrogano sulla questione da quando, nell’ottobre dello scorso anno, è avvenuto il primo ritrovamento di alcune ossa dello scheletro di un ominide di 18 mila anni fa: probabilmente una donna, alta poco più di un metro, con un cranio di 380 centimetri cubi, circa le dimensioni del cervello dello scimpanzé, molto inferiori a quelle dei suoi contemporanei. Per spiegare la particolarità del caso alcuni ricercatori hanno parlato di nanismo endemico, fenomeno che porta le specie che vivono in ambienti ristretti, come le isole, a evolversi in forme più piccole. Secondo altri, invece, si sarebbe trattato di un individuo della nostra stessa specie affetto da microencefalia, condizione che porta a uno sviluppo ridotto del cervello e della testa. I nuovi fossili dissotterrati dalla caverna, invece, escludono l’ipotesi che la donna di Flores fosse un caso patologico e isolato. Le analisi dell’omero destro, raggio e ulna della donna di Flores, la mandibola e vari resti quali tibia, femore, ulna, scapola e dita appartenuti ad almeno una decina di altri individui, confermano le piccole dimensioni degli antichi ominidi. La specie, inoltre, avrebbe abitato l’isola fino a tempi recenti, 12 mila anni fa. Tuttavia, non è ancora chiara la storia evolutiva di Homo floresiensis. Potrebbe discendere da Homo erectus o da altre specie, forse un piccolo ominide, più primitivo di Homo erectus e più simile all’australopiteco. (da.c.)
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