Lo giuro su Ippocrate!

“Per Apollo Medico, per Esculapio, Igea e Panacea, giuro”, così suonano le prime parole del giuramento d’Ippocrate con cui i medici chiamavano a testimoni gli dei per dichiarare fedeltà ai principi etici che dovevano guidarli nell’esercizio della professione. Oggi a distanza di 2500 anni quel testo è stato riscritto. Si chiama “The Charter on medical professionalism” e raccoglie i principi che devono ispirare la professione del medico. Il documento è frutto di un progetto dell’American Board of Internal Medicine Foundation, dell’American College of Physicians-American Society of Internal Medicine Foundation e della Federazione Europea di Medicina Interna ed è stato pubblicato contemporaneamente su The Lancet e sugli Annals of Internal Medicine. Ad accompagnarlo due editoriali dei direttori delle testate, Harold C. Sox e Richard Horton.

L’iniziativa nasce per fare il punto sulle trasformazioni introdotte nell’esercizio di questa professione dai cambiamenti sociali, le tecniche di diagnosi e intervento e i progressi della scienza. “E’ un enzima per creare coscienza e consapevolezza”, così lo definisce Alberto Malliani, medico internista dell’Università di Milano, l’unico italiano a partecipare alla stesura della Carta. Che aggiunge: “è nato dalla constatazione dell’erosione progressiva dell’autorità delle strutture che erogano sanità. La maggiore difficoltà è stata mettere insieme realtà diverse come il sistema sanitario americano, che non prevede nessun tipo di assistenza, e quello europeo più garantista, ma anche principi etici non sempre in armonia, come le idee ispirate dalla religione ebraica, cattolica, protestante e dall’ateismo”.

Il documento è formato da tre principi fondamentali che approfondiscono il rapporto tra medico e paziente e da dieci ‘comandamenti’. Il primo principio sancisce il primato della cura del paziente e dei suoi interessi, che non deve essere compromesso dalle pressioni del mercato, né da quelle sociali né dalle esigenze amministrative. Segue il principio dell’autonomia del paziente sulla scelta della cura. In ultimo il terzo principio, che stabilisce la ‘giustizia sociale nel sistema sanitario’, e comprende un’equa distribuzione delle risorse sanitarie. I medici cioè dovrebbero impegnarsi a lavorare per eliminare le discriminazioni sanitarie, anche quelle basate sulla razza, il genere, lo status socioeconomico, l’eticità, la religione o qualsiasi altra categoria sociale. Malliani definisce questo principio un’idea rivoluzionaria, soprattutto rispetto all’attuale concezione del sistema sanitario negli Stati Uniti dove il 45 per cento dell’assistenza sanitaria è in mano alle assicurazioni così che a circa 45 milioni di persone che non hanno un’assicurazione “il sistema sanitario assicura appena il diritto a non morire”.

Tra i punti più dibattuti nel documento, quello che riguarda il conflitto d’interesse: “ha sollevato molte polemiche proprio perché è una prassi comune nel settore: molti medici assolvono contemporaneamente più ruoli”, spiega Malliani, “con il nuovo principio, invece, il medico si impegna a rendere noti al pubblico i criteri per i trial clinici e il fatto che pubblica editoriali e linee guida”. Fissare questo principio nel codice etico serve a far emergere le situazioni in cui si creano delle interferenze tra industrie profit e assicurazioni farmaceutiche: secondo le stime oggi circa l’87 per cento dei medici si trova in una situazione di conflitto d’interesse.

Che il documento sia una pietra miliare ne sono convinti sia il direttore di The Lancet, che quello degli Annals of Internal Medicine. Proprio il primo si è espresso nel suo editoriale: “la carta rappresenta un evento spartiacque nella medicina. Molti medici riconosceranno nei principi del documento i puntelli etici delle loro relazioni professionali sia con i pazienti che con il pubblico. Per loro, la vera sfida sarà quella di vivere secondo questi principi”. Mentre il secondo si scrive: “I medici non possono rimanere a lungo in silenzio sul loro lavoro, lasciando a un piccolo gruppo di medici – politici il compito di portavoce. I medici non possono presupporre di avere la fiducia del pubblico o il supporto del governo senza dire la loro opinione sul tipo di società che vogliono per i malati. La carta, con i suoi principi di giustizia sociale, rappresenta proprio questa idea”.

Anche se la carta enuncia solo dei principi, le conclusioni di oggi non sono diverse da quelle del primo medico della storia: “se a questo giuramento presterò intatta fede e se saprò lealmente osservarlo mi sia data ogni soddisfazione nella vita e nell’arte e possa avere meritata fama in perpetuo presso gli uomini. Ma se al mio giuramento dovessi mancare o se avessi giurato il falso, possa accadermi il contrario”.

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